Cosa respirano gli operai?

Caro Operai Contro, l’inceneritore ha preso fuoco. Ma perché? Cosa sono costretti a bruciare gli operai a loro insaputa? Dopo l’intervento dei pompieri che hanno spento l’incendio, i giornali trepidano: “cittadini e istituzioni col fiato sospeso in attesa del verdetto delle centraline dell’Arpa. I rilevatori, nelle vicinanze del “camino”, stanno registrando giorno e notte le sostanze presenti in atmosfera”. Ma perché tanta preoccupazione solo quando i fumi e le esalazioni, escono dalla fabbrica? Oppure: se le misure di sicurezza e prevenzione in fabbrica sono a posto, e gli operai non respirano veleni o sostanze nocive, perché tanta preoccupazioni se […]
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Caro Operai Contro,

l’inceneritore ha preso fuoco. Ma perché? Cosa sono costretti a bruciare gli operai a loro insaputa? Dopo l’intervento dei pompieri che hanno spento l’incendio, i giornali trepidano: “cittadini e istituzioni col fiato sospeso in attesa del verdetto delle centraline dell’Arpa. I rilevatori, nelle vicinanze del “camino”, stanno registrando giorno e notte le sostanze presenti in atmosfera”.

Ma perché tanta preoccupazione solo quando i fumi e le esalazioni, escono dalla fabbrica?

Oppure: se le misure di sicurezza e prevenzione in fabbrica sono a posto, e gli operai non respirano veleni o sostanze nocive, perché tanta preoccupazioni se i fumi e le esalazioni raggiungono i cittadini esterni?

Nell’articolo de “Il Giorno” che qui allego, c’è tutta l’apprensione per “istituzioni e cittadini col fiato sospeso”.

“Cosa abbiamo respirato?” si chiedono i sindaci di due Comuni.

Per gli operai che all’inceneritore ci lavorano tutto l’anno, “Il Giorno”, ma in genere i mezzi d’informazione, non tengono “il fiato sospeso”.

Nessun sindaco o autorità si preoccupa di cosa respirano gli operai, e delle condizioni in cui devono lavorare!

Saluti da un operaio.

Trezzo sull’Adda, 10 ottobre 2014 – Ansia. Il giorno dopo l’incendio all’inceneritore, Trezzo e dintorni restano col fiato sospeso in attesa del verdetto delle centraline dell’Arpa, al lavoro da quando è scoppiato il rogo, martedì. I rilevatori, nelle vicinanze del “camino”, stanno registrando giorno e notte le sostanze presenti in atmosfera. «Cosa abbiamo respirato?» è la domanda che assilla Danilo Villa e Vittorio Mapelli, alla guida dei Comuni di Trezzo e Grezzago, e gli ambientalisti, da sempre in prima linea nelle battaglie contro il forno Falck. La risposta arriverà dai tecnici dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale dopo l’analisi dei dati.

L’incidente, il più grave che si sia mai verificato all’interno dell’impianto di via Pastore, ha riacceso la polemica sulla convivenza con il termovalorizzatore. Fra studi epidemiologici, raddoppi mancati e temuti, ora i sindaci hanno un motivo in più per recriminare: i ritardi con cui sono stati avvisati. Li hanno svegliati in piena notte, ma le 17 tonnellate di frazione secca avevano cominciato ad andare a fuoco quasi dieci ore prima, alle 15.45. Gli ecologisti attaccano: «Non è la prima volta che si verificano problemi, il tema è sempre lo stesso: la mancanza di sicurezza in strutture di questo genere. Sulla carta è tutto a posto, ma nella realtà gli incidenti capitano», spiega Fabio Cologni del Wwf. Intanto la Commissione intercomunale di sorveglianza si è messa al lavoro, l’incendio sarà analizzato nei minimi dettagli, mentre i display a cristalli liquidi del piazzale dei pullman a Trezzo proiettano di ora in ora i dati sulla concentrazione di inquinanti nell’aria. Mapelli ha ricevuto rassicurazioni, ieri mattina: «La nube di fumo sprigionata dalle fiamme sarebbe rimasta sopra il deposito, ma il condizionale è d’obbligo – sostiene il sindaco -. L’incidente arriva in concomitanza coi primi dati informali dell’ultimo studio commissionato dalle Asl (sono tre quelle coinvolte, Melegnano, Monza e Milano) sull’impatto del forno Falck. Sono aumentate le vendite di farmaci per malattie respiratorie a carico di chi abita nei pressi del camino.

Le prime case si trovano a 500 metri in linea d’aria. Gli esperti ci diranno anche dell’incidenza dei ricoveri e delle malattie cardiovascolari». L’obiettivo è valutare se esiste un legame fra patologie e smaltimento dei rifiuti.

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