— 40 anni in una pagina
Anni Settanta .
Le BR, Prima Linea ed altri progettano azioni di guerriglia urbana contro governi e imprese. Vogliono una svolta autoritaria nel paese, per chiarire ai proletari di cui pensano di essere la punta avanzata – e per
ora inascoltata – l’impossibilità di conquistare condizioni migliori di vita senza lottare per prendere il potere con la lotta armata. Uccidono per ora singoli individui, rappresentanti delle aziende e dello stato.
La risposta tarda a venire ma sarà fortissima. Imparando dal sapiente uso dei mass media con cui la classe dominante ha indirizzato le reazioni dell’opinione pubblica – che ha visto le strade insanguinarsi
per anni-, nel caso della Fiat si decide a ottobre 1979 di rappresentare sui giornali e le Tv la cacciata di 61 indesiderabili.. Accusati subito di essere fiancheggiatori in fabbrica del terrorismo vengono additati
genericamente di infedeltà ai principi dell’azienda: il pretore sentenzia che il licenziamento è nullo e allora la Fiat li rilicenzia con delle motivazioni individuali.
Nessuno rientrerà in fabbrica.
Intanto si scatena il dibattito nel paese, il sindacato è diviso, il PCI complice nella individuazione dei 61. Il tam tam mediatico dura mesi, intanto si sono progressivamente interrotte le azioni delle BR,
che, isolate dalla campagna di massa sindacale e del PCI, presto saranno sconfitte sul campo dalla Digos e dai delatori e pentiti. Hanno forse raggiunto il loro scopo: il potere rivela la sua faccia dura e coinvolge ‘sinistra politica’ e sindacato.
Nell’80 si arriva al licenziamento di massa a Torino nelle aziende Fiat , dopo un simbolico presidio ai cancelli di un mese fermato dalla marcia dei capi. Simile all’operazione sui 61, a novembre 1979 si vedrà in Iran, da parte del regime di Komeini la presa in ostaggio di decine di americani trattenuti a lungo, in una operazione di braccio di ferro, a livello di stati. Sempre utile al condizionamento delle tensioni e delle
paure dell’opinione pubblica mondiale. Colpirne pochi per educarne molti. (nota1)
Da quegli anni è passato un trentennio e l’azione di governi e finanzieri e banche, pur in guerra al loro interno, si fa concertata.
Neoliberismo: esaltazione del libero mercato e riduzione del peso dello Stato nella vita pubblica; globalizzazione : degrado ambientale, aumento delle disparità sociali, perdita delle identità locali, riduzione della sovranità nazionale e dell’autonomia delle economie locali e diminuzione
della privacy; dal 2008 pesante crisi finanziaria, originata begli Stati Uniti poi diffusasi in tutto il mondo -manifestatasi come recessione, ha gradualmente assunto poi un carattere globale e perdurante (tranne
alcuni casi eccezionali, come la Cina o l’India) fino ai nostri giorni -.Tutto ciò ha finito per mettere a tappeto progressisti e sindacato.
Arriva la possibilità del pensiero unico mentre in Italia il PCI è ormai diventato un partito di centro e di governo, dopo gli anni Ottanta di Craxi e il ventennio berlusconiano.
Non si è trattato di complotti ma di determinata gestione delle contraddizioni quotidiane, di prevenzione del conflitto, di divisione e sterilizzazione della classe. I milioni di posti di lavoro
progressivamente perduti spesso sono stati vissuti e metabolizzati da milioni di persone in carne ed ossa come drammi privati e naturali. Le campagne continue sulla sicurezza o sugli sbarchi dei clandestini sono alcuni degli esempi di questo lavaggio del cervello di una società che invecchia, che si sente assediata – intanto ci troviamo il Jobs Act di Renzi e la disperata risposta di Landini… che minaccia l’occupazione delle fabbriche ( forma di lotta sconfitta anche negli anni Venti del secolo scorso).
nota1. La crisi degli ostaggi fu una crisi diplomatico-politica sorta fra gli Stati Uniti e l’Iran quando furono presi in ostaggio 52 membri dell’ambasciata statunitense a Teheran, dal 4 novembre 1979 al 20
gennaio 1981, dopo che un gruppo di studenti aveva occupato l’ambasciata
durante una fase della rivoluzione iraniana.
Piero
Due citazioni: <<L’economia va a rotoli, la crescita ristagna, la
miseria cresce, la guerra dilaga, le rivolte si diffondono. Il capitale
internazionale impone agli stati manovre economiche “lacrime e sangue”
per risanare i bilanci pubblici, suscitando in cambio la ribellione del
proletariato e delle mezze classi rovinate. L’Italia, il capitalismo più
antico del mondo, è praticamente in vendita.>> (n+1) <<Il fascismo nasce
per coinvolgere la classe operaia, non per distruggerla; mai, nell’epoca
fascista o tardo-imperialista, il potere borghese si è sognato di
alienarsi il proletariato. Lo sterminio di quest’ultimo e la distruzione
di capitale costante nelle guerre è un fatto, ma è un prodotto della
storia che precede, non certo di un fattore scatenante connesso alla
volontà della borghesia. (n+1)
Caro Piero,
in una pagina hai tracciato la sconfitta di una generazione di operai che negli anni 70 incominciava a formarsi.
Hai ragione i padroni ci hanno dato addosso per distruggerci
La piccola borghesia (BR ecc..) ha dato una mano
Ancora oggi noi operai non riusciamo a riprenderci totalmente dalla batosta
Le tue amare considerazioni sono condivise da migliaia di operai
Per questo dobbiamo mettere la nostra esperienza al servizio di operai giovani
Non dobbiamo lasciare a questi giovani di fare gli stessi errori e di subire l’attacco dei padfoni
C’è una unica strada quella di costruire un Partito operaio
ciao
Mi scusi, se nella sua “piccola borghesia” ci sono anche quelle che ha messo fra parentesi, vorrei ricordarle che chi “ha dato una mano” a distruggere le istanze operaie più combattive è stato il PC di Berlinguer con i tagliagola fascio-democristiani in divisa e toga. Se dissente posso capirla ma più in là non vado.