STORIE DI VITA

NESSUNO E’ RESPONSABILE: STORIE  DI (IR)RESPONSABILITA’. Negli ultimi tempi i giornalisti irreggimentati sono molto impegnati a neutralizzare gli effetti che gli avvenimenti di cronaca possono avere sull’opinione pubblica: quando la gente muore, si ritrova con le case allagate, i mobili da buttare, oppure quando l’aria si riempie di fumo nero, è importante contenere la rabbia, ed è necessario non individuare le vere cause di tali distruzioni. Questo viene ottenuto in due modi: manipolando gli avvenimenti, magari con l’uso di termini ad effetto, oppure ignorandoli  per evitare che se ne parli. LE BOMBE D’ACQUA. Da un po’ di tempo è […]
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NESSUNO E’ RESPONSABILE: STORIE  DI (IR)RESPONSABILITA’.

Negli ultimi tempi i giornalisti irreggimentati sono molto impegnati a neutralizzare gli effetti che gli avvenimenti di cronaca possono avere sull’opinione pubblica: quando la gente muore, si ritrova con le case allagate, i mobili da buttare, oppure quando l’aria si riempie di fumo nero, è importante contenere la rabbia, ed è necessario non individuare le vere cause di tali distruzioni. Questo viene ottenuto in due modi: manipolando gli avvenimenti, magari con l’uso di termini ad effetto, oppure ignorandoli  per evitare che se ne parli.

LE BOMBE D’ACQUA. Da un po’ di tempo è in uso questo termine, di origine prettamente giornalistica, per indicare le precipitazioni violente e dannose.  Dal punto di vista della meteorologia,però, questo vocabolo è sconosciuto, in quanto le precipitazione che superano un certo limite dovrebbero semplicemente chiamarsi “nubifragi”, come è successo finora. Il termine, “bombe d’acqua”, però, è più d’effetto, sembra quasi una maledizione divina, il Padreterno che si diverte a fare i “gavettoni”, e contro di lui, si sa, non c’è niente da fare. Così è diventata consuetudine appellare ogni pioggia un po’ più intensa come una “bomba d’acqua”, per convincere il popolino che si tratta di fatalità contro cui c’è ben poco da fare. L’unico rimedio contro queste sciagure è, secondo i “formatori dell’opinione pubblica”, “la messa in sicurezza del territorio”, intesa come una serie di opere per migliorare il deflusso delle acque piovane, così la mistificazione è completata! Nessuno più parla della cementificazione delle colline del consumo di suolo come causa dei disastri di queste giorni.

Anche gli studiosi, invitati nei vari studi televisivi, parlano solo di “pulizia dei corsi d’acqua, controllo del deflusso delle acque” , senza spiegare il perché il suolo, quel poco rimasto , non riesce trattenere le precipitazioni. L’imperativo  è evitare che si individuano le responsabilità degli ultimi accadimenti, come è avvenuto a Genova, dove la magistratura ha aperto il solito fascicolo contro ignoti! Ignoti? Gli ingegneri che hanno progettato imbrigliamento del fiume sono ignoti? I tecnici che hanno redatto i piani regolatori che hanno permesso di devastare le colline, per far costruire seconde case di lusso sono ignoti?  I tecnici che prevedono la costruzione di case popolari vicino zone esondabili sono ignoti? Non scherziamo, il povero cristo potrebbe capire che l’acqua che si ritrova in casa proviene, anche, dalle case dei signori costruite al sicuro sulla collina per godere della vista mare! Allora anche lui potrebbe capire che la causa delle alluvione non sono naturali ma derivano dalla rendita edilizia, e quindi del capitalismo che produce (e distrugge), per generare profitto e non per soddisfare i bisogni.

Ma c’è dell’altro! La borghesia ha individuato una ghiotta occasione per trarre profitto da queste disgrazie, per questo si sta martellando l’opinione pubblica sulla necessità di incanalare le acque piovane come unica possibilità di difesa del territorio! Soldi freschi da utilizzare nelle solite opere pubbliche con cementificazione dei corsi d’acqua, dovunque si propongono delle mastodontiche opere di canalizzazione e di drenaggio per risolvere i “problemi di dissesto idrogeologico”. Anche per Catania, il cui centro storico ormai si allaga ad ogni pioggia (pardon  bomba d’acqua), si propone la costruzione di un mega collettore per risolvere i problemi, invece  di puntare il dito sulla cementificazione delle pendici dell’Etna. Ecco che le lobby dei costruttori stanno tirando per la giacca Renzi per trovare le risorse per “mettere in sicurezza il territorio”, mah. In realtà le opere necessarie sono altre:rimboschimento delle colline, rinaturalizzazione dei torrenti e dei fiumi, ecc. ma questi lavori richiedono tempo e non “fanno girare l’economia”, cioè non fanno arricchire gli speculatori…

Infine un’ultima  considerazione. Come saranno ripagati tutti i danni dei disastri, che vanno ad incrementare il debito pubblico? Forse saranno gli speculatori a pagare?

“UN INNOCUO, QUASI BENEFICO, FUMO NERO”. Così almeno sostengono le autorità di controllo di Milazzo, Messina, in seguito all’incendio verificatosi nella notte tra il 26 e il 27 Settembre, nella raffineria del centro industriale messinese: dopo l’incendio si sono fatti i rilievi della qualità dell’aria e non si sono riscontrate anomalie ne, a quanto sembra, rischi per la popolazione locale. Eppure nella raffineria sono andati in fumo più di un milione di litri di idrocarburi, l’intero contenuto di uno dei serbatoi. Un fumo nero si è alzato per chilometri ed è stato visibile per decina di chilometri di distanza, ma per le autorità locali, e per la feder –petroli, guarda caso, non ci sono rischi per la popolazione, i parametri dell’aria rientrano nella norma. Verrebbe da dire: “Come sono educate le particelle di Idrocarburi, dopo che sono state bruciate riescono a rimanere nei limiti di legge, per non dispiacere alle autorità locali”. Al solito la magistratura ha aperto un fascicolo “contro ignoti” (ma i responsabili della sicurezza degli impianti?), solo per incendio colposo, visto che non ci sono rischi per la salute!

I cittadini milazzesi non sono stati al gioco ed hanno tenuto una manifestazione il quattro ottobre, molto partecipata, per la salute e l’ambiente, ma hanno anche affittato delle centraline moderne per la rilevazione della qualità dell’aria, non si fidano delle istituzioni, i fumi li respirano loro! Accusano la regione di aver depotenziato l’ARPA e di non fornire i dati del monitoraggio dell’aria. Inoltre, si chiedono gli ambientalisti, cosa avverrà quando le particelle di idrocarburi incombusti cadranno sul suolo ed entreranno nel ciclo degli alimenti?

Da un po’ di tempo, però, sulla vicenda è calato il silenzio stampa anche nei mass media locali e non si conoscono i risvolti. Anche così si “forma l’opinione pubblica”. Così di chi sarà la responsabilità dei morti di tumore che potranno verificarsi nei prossimi anni in Sicilia, in conseguenza dell’incendio delle raffinerie di Milazzo? Di nessuno, almeno secondo la legge (del profitto)!

PIERO DEMARCO

 

 

 

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