Redazione di Operai Contro,
dopo Lecce, tutto il salento è un deserto.
Sono 40 anni che tutto funziona così
L’unico modo per andare da un paese all’altro, è quello di avere una macchina o pagare dei Taxi cifre da capogiro in nero
I politici e gli amministratori hanno rubato lo sanno tutti.
La magistratura non interviene
Forse sono della banda
Vi invio un articolo della Repubblica
Un salentino
Bisogna venire qui in Puglia per provare un’esperienza straordinaria: il viaggio sul treno più costoso del mondo. Pagato 900mila euro in Germania, è stato riacquistato dopo nemmeno un anno, ristrutturato, da una società polacca per 22 milioni e 500 mila euro. Ma gran parte di questi soldi arrivavano da fondi pubblici.
Un incredibile “affare” da cui è partita l’inchiesta della procura di Bari sulle Ferrovie Sud est, azienda interamente del Ministero dei trasporti, che ha in concessione più di 500 chilometri di ferrovie pugliesi. I reati ipotizzati vanno dalla truffa, all’abuso di ufficio, ma gli uomini del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Bari sospettano anche che dietro questo vorticoso giro di denaro si nasconda “una tangente per la politica e per la burocrazia”.
La storia nasce nel 2009 in seguito a un normale controllo fiscale dell’Agenzia delle Entrate. Viene fuori che le Sud est hanno acquistato per 912 mila euro 25 carrozze passeggeri dismesse da due distinte società tedesche. Poco dopo vengono però vendute a una società polacca, la Varsa, nello stesso stato. Ma con un prezzo diverso: sette milioni di euro. Sembra un grande affare per le Ferrovie ma in realtà qualcosa non funziona. Perché pochi mesi dopo le stesse carrozze vengono vendute dalla Varsa alle Fse, seppur questa volta ristrutturate. Ma a un prezzo molto maggiore. Molto, anzi troppo: ventidue milioni e mezzo di euro, precisamente. “Ci troviamo di fronte a una delle ristrutturazioni più costose della storia”, scherza oggi, ma non troppo, un investigatore. Secondo una perizia infatti il prezzo è stato nella migliore delle ipotesi raddoppiato rispetto ai reali valori di mercato.
Non c’è poi molto da sorridere anche perché la Varsa non è esattamente un colosso del settore. Anzi, in realtà non ce l’ha un settore. Perché nella sua vita questa azienda creata in Polonia qualche giorno prima di chiudere il primo affare (è registrata alla camera di commercio locale il 29 dicembre del 2006) da un italiano, Marco Mazzocchi, oggi indagato, nella sua vita ha fatto soltanto questo affare con le Sud Est. Più un altro, sempre con i treni, sempre con le Sud Est.
Le ferrovie regionali nel 2009 hanno comprato infatti, sempre da un’azienda polacca, 27 treni nuovi questa volta per circa 50 milioni di euro. Si tratta di un’azienda seria, che realizza i treni Pesa. Ma anche in questo caso interviene la Varsa facendo “attività di consulenza”, si legge negli atti. Un’attività di mediazione che viene riconosciuta con 11 milioni e 369mila euro. Circa il 20 per cento dell’affare.
Insomma tante, troppe circostanze strane. Che rafforzano la convinzione della Finanza che la Varsa sia soltanto una scatola vuota, uno schermo societario, essendo priva di una struttura aziendale, creata unicamente per ottenere i fondi erogati dalla Regione e dall’Unione Europea. Dietro alla quale in realtà si nasconderebbe qualcun altro, che al momento non è stato però ancora individuato. La Regione sta cercando ora di mettere una pezza. Dopo aver ricevuto una serie di visite da parte della Finanza e aver saputo del primo avviso di garanzia all’attuale numero uno delle Fse, Luigi Fiorillo (contattato il suo legale ha preferito per il momento non rispondere), chiese al governo Monti (allora il ministro delle Infrastrutture era Corrado Passera) il commissariamento dell’ente, ottenendo però risposta negativa. A quel punto, dopo un audit interno, hanno inviato (due mesi fa) una relazione alla Commissione europea che ha erogato il finanziamento che ora potrebbe essere restituito.
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