Redazione,
si è appena conclusa la riunione della cupola in Australia, a cui hanno partecipato i peggiori rappresentanti dei padroni, che le dichiarazioni di Brisbane mostrano tutta la loro falsità
Il Giappone è nuovamente in recessione, l’Italia è in recessione da due anni
La crisi del capitalismo mondiale non ha vie di uscita:
O la guerra mondiale farà scoppiare la rivoluzione o la rivoluzione fermerà la guerra
Vi invio un articolo dell’ANSA
Un osservatore
La Borsa di Tokyo crolla nel finale e chiude gli scambi con un tonfo del 2,96% in scia al deludente dato del Pil di luglio-settembre che ha sancito il ritorno del Giappone in una fase di “recessione tecnica”. L’indice Nikkei brucia 517,03 punti, attestandosi a quota 16.973,80, vicino ai minimi intraday.
Il Pil giapponese, contrariamente alle attese degli analisti, crolla a luglio-settembre cedendo lo 0,4% rispetto ai tre mesi precedenti e l’1,6% su base annualizzata. Lo rende noto l’Ufficio di gabinetto. La Abenomics si blocca e il Giappone torna in recessione con la seconda contrazione di fila del Pil: a luglio-settembre, sfumato il rimbalzo, il calo è dello 0,4% congiunturale (dopo il -1,9% dei tre mesi precedenti) e dell’1,6% su base annualizzata (-7,1%). Per il premier Shinzo Abe è un duro colpo, visto che dovrebbe annunciare lo scioglimento della Camera Bassa e indire elezioni politiche generali anticipate, oltre a promuovere il rinvio del rialzo dell’Iva al 10% che, senza interventi, sarà operativo da ottobre 2015.
Con la deludente performance del Pil di luglio-settembre, il Giappone ritorna in “recessione tecnica” a seguito della contrazione di due trimestri consecutivi, ma in condizioni peggiori delle più negative stime della vigilia che davano una economia in crescia congiunturale dello 0,2-3% e annualizzata del 2,4-5%. Invece, al -0,4% su aprile-giugno si somma il ribasso dei tre mesi precedenti (da -1,8% a -1,9%), mentre il -1,6% annualizzato segue il -7,3% del secondo trimestre (rivisto da -7,1%). Il ministro delle Politiche economiche e fiscali Akira Amari ha ammesso che l’impatto dell’Iva, portata dal 5% all’8% ad aprile, “è stato più grande delle attese”.
La decisione sulla conferma o sul rinvio dell’ulteriore rialzo al 10% “sarà comunicata domani o nei giorni successivi”, ha aggiunto, secondo cui la caduta del Pil “è da legare alla lenta ripresa dei consumi e della rettifica delle scorte”. La domanda privata è scesa dello 0,9% sul trimestre, malgrado un rimbalzo debole dei consumi delle famiglie (+0,3%). Gli investimenti privati sono caduti del 6,7% e quelli delle imprese dello 0,2%, non compensati dal +0,7% della componente pubblica. Il contributo dell’export al Pil è stato positivo: +0,8% le importazioni contro il +1,3% delle esportazioni. In ogni caso, si tratta di un duro e inaspettato colpo per il premier Abe che, nei resoconti dei media nipponici, dovrebbe annunciare domani lo scioglimento della potente Camera Bassa e fissare nuove elezioni politiche generali a dicembre, già il 14.
Il Giappone era uscito dalla recessione negli ultimi mesi del 2012, poco prima dell’arrivo il potere di Abe che lanciò la “sua” ricetta per rafforzare l’economia, basata sulle tre frecce (politica monetaria espansiva, stimoli fiscali e riforme strutturali) della Abenomics. L’inizio è stato incoraggiante grazie alla crescita dell’1,5% del 2013, sostenuta dal maxi allentamento qualitativo e qualitativo (Qqe) deciso ad aprile 2013 dalla Bank of Japan che, di fronte agli affanni dell’economia, ha varato un allentamento addizionale a fine ottobre. I margini di manovra sembrano adesso essere minimi: dopo le mosse della BoJ, i pacchetti di stimoli all’economia del governo devono fare i conti con un debito pubblico oltre il 200% del Pil. Lo stesso rialzo dell’Iva al 10% era al servizio delle risorse di riordino delle spese del welfare e del social securty.
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