Dopo la proclamazione delle 4 ore di sciopero, l’azienda con un comunicato in bacheca dichiara: “La tutela dell’integrità fisica e morale dei dipendenti nonché la garanzia di un ambiente di lavoro sicuro, sereno e serio, sono l’obiettivo primario che la società si pone, obiettivo che dovrebbe essere condiviso da tutti”.
Ma davvero l’azienda “si pone questo obiettivo”?
L’azienda parla di “tutela dell’integrità fisica”. Non ci sono operai con l’integrità fisica compromessa dai lavori pesanti? Quanti operai con l’esenzione del certificato medico sono costretti a fare lo stesso certi lavori? E’ così che si tutela l’“integrità fisica” degli operai? O piuttosto è un ricatto bello e buono: o mangi sta minestra se no finisci nella lista degli “esuberi”?
L’azienda parla di “ambiente sicuro”, ma sono aggiornate le certificazioni della 626, sulla messa a norma della sicurezza in tutti i reparti? Sono in regola le prevenzioni per “l’integrità fisica” sul lavoro?
L’azienda parla di ”integrità morale dei dipendenti”. Ma perché non pensa alla sua di “morale”, che gli permette di arricchirsi sfruttando gli operai? La “morale” di un padrone che, complice la Legge e forse chissà chi, cambia assetto societario, riversando i debiti sullo Stato, mentre lui continua a far profitti?
E’ “morale” (e legale) costringere lavoratori al lavoro straordinario, in presenza del contratto di solidarietà?
Ed i continui ritardi e rinvii nel pagare ogni mese il salario fanno parte della “morale aziendale”?
L’ultima novità: l’azienda non sarebbe in grado di garantire agli operai, il totale netto in busta paga! Anche questo per tenere “l’ambiente sereno e serio?”
Sospendere per 3 giorni i delegati con pretestuosi motivi, martellarli con lettere di contestazione per poi, come è successo con Alberto, licenziarli con un banale pretesto, in quale “obiettivo” rientra per l’azienda? Forse per lasciare gli operai senza delegati, così capi e loro amici hanno campo libero? Oppure potrebbe candidarsi a fare il delegato qualche “lavoratore” manovrato dal padrone? Anche questo sarebbe per un “ambiente sereno e serio” in fabbrica?
Solo un anno fa l’azienda ha licenziato 22 operai, mandandoli in mezzo alla strada con 10 (dieci) mila euro a testa. Certo sono state “dimissioni volontarie”, ma col velato ricatto che, se non firmavano l’azienda chiudeva e tutti sarebbero stati licenziati.
Aprendo una trattativa sul licenziamento (che oggi è toccato ad Alberto, ma domani…) l’azienda ha l’occasione di dimostrare che si “pone” un diverso “obiettivo” da quello finora praticato.
Non ci fermeremo finché la STEMA GROUP non avrà ritirato il licenziamento di Alberto.
Operai e delegati delle fabbriche in zona 1 dicembre 2014
Volantino diffuso martedì 2 dicembre 2014 al turno mensa della STEMA GROUP di Ronco Briantino provincia Monza e Brianza
A chi ha scritto: è possibile avere un breve resoconto della vicenda? Licenziato per cosa?
il licenziamento di Alberto deve essere ritirato
La prepotenza dei padroni non ha più limiti: un operaio licenziato in tronco con la scusa che ha offeso un compagno di lavoro. Nessun gesto violento, nessuna minaccia, nessuna insubordinazione, solo quattro frasi spiegabili nell’ambiente di lavoro dove i rapporti confidenziali sono la norma.
Il padrone della STEMA GROUP fa il giustiziere moralista, ritiene così gravi le parole dette fra compagni di lavoro che butta in mezzo alla strada un operaio, con due figli, con una prepotenza e superficialità da far paura.
Forse però questo agire della direzione ha un’altra spiegazione: Alberto è stato delegato sindacale della FIOM, non è un operaio che si piega facilmente. Quasi sicuramente la direzione vuole mano libera nella ristrutturazione e non vuole ostacoli.
Il ritiro immediato del licenziamento è di conseguenza una necessità per tutti gli operai della STEMA GROUP e di tutte le fabbriche. Oggi tocca ad Alberto, domani a chi? L’unico mezzo che abbiamo subito è lo sciopero, la solidarietà nei fatti.
La FIM ha impugnato il licenziamento, si finirà davanti al giudice, ma i tempi si sa sono lunghi e nel frattempo Alberto rimarrà fuori, perciò bisogna agire subito, con la mobilitazione, per trattare sul ritiro del licenziamento che non sta né in cielo né in terra.
Ai funzionari sindacali ricordiamo che la lotta ai licenziamenti discriminatori non si fa solo nelle manifestazioni o per televisione, ma sopratutto in fabbrica.
Non ci fermeremo finché il licenziamento sarà ritirato.
Le prepotenze dei padroni vanno almeno limitate e gli operai uniti possono farlo.
La STEMA GROUP è una fabbrica metalmeccanica di Ronco Briantino in provincia di Monza e Brianza, con circa 60 dipendenti.