Redazione di Operai Contro,
decine di bambini hanno partecipato al PalaMazzola di Taranto alla manifestazione “Insieme per Lollo: Il futuro scende in campo”, che il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti ha organizzato e dedicato a Lorenzo Zaratta, bimbo di 5 anni morto il 31 luglio scorso per un tumore al cervello diagnosticatogli a tre mesi dalla nascita. Una patologia che i genitori di Lorenzo hanno sempre collegato all’inquinamento causato dalla grande industria, dall’Ilva in particolare.
Il padre di Lorenzo, Mauro, il 17 agosto 2012 partecipò a una manifestazione contro l’inquinamento nel capoluogo ionico mostrando la foto del figlio intubato. Disse: “Certo, nessuno è in grado di dimostrare il nesso di causalità tra il tumore di Lorenzo e i fumi dell’Ilva, ma la mia famiglia lavorava là e i miei nonni e mia madre sono morti di tumore”.
Una manifestazione organizzata da operai e semplici cittadini a pochi giorni dall’approvazione, il 24 dicembre, da parte del Consiglio dei Ministri della bozza del decreto che dovrebbe riportare lo stabilimento dell’Ilva nelle mani dello stato dopo gli anni della gestione privata da parte della famiglia Riva. Renzi ha presentato il decreto con l’annuncio di “voler salvare i bambini di Taranto”, ma questo, invece di favorire un’adeguata politica ambientale, allenta le maglie dell’Aia sulle prescrizioni da attuare a Taranto, per rendere più appetibile l’acquisto successivo da parte di altri privati.
A cercare di salvare la faccia a Renzi ci ha pensato l’arcivescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro, che, nel messaggio di Natale alla città, ha detto di leggere “in maniera positiva che il governo adesso è molto più orientato a guardare i bambini di Taranto, a prendersi in carico l’Ilva, risanarla, rilanciarla e poi, concluso questo importante lavoro, cederla ai privati. Vorrei che non si perdesse mai di vista la minaccia ambientale e i pericoli per la salute”.
Poi Santoro ha cercato di estendere il controllo della chiesa sul malcontento popolare a Taranto. “Negli ultimi due anni siamo passati da un sentimento di rivalsa e di rabbia a uno di scoramento e rassegnazione. Ovunque io vada, la gente mi parla dei problemi del lavoro che non c’è, delle malattie, del futuro dei giovani sempre più incerto. Paure legittime, non c’è dubbio, ma non possiamo farci imprigionare da un sentimento negativo e pensare che non ci sia alternativa al declino e alla disfatta. È non è la circostanza delle feste natalizie che mi spinge a parole di conforto, ma l’esperienza personale dell’incontro quasi quotidiano con i giovani, che vedo numerosi nelle scuole”.
Per Santoro, “Taranto, come tutta l’Italia e l’Europa, è stanca perché tanti, troppi torti ha accumulato nel tempo, ma ha in serbo ancora delle energie. Possiede ancora della vitalità. E c’è un solo modo perché la sfiducia non avanzi: si diano risposte alla nostra terra, e si diano in modo chiaro e convincente, dimostrando che si rispetta anche la salute di tutti e che si tutela il lavoro, ma soprattutto ci si metta all’ascolto della città, avvicinandosi alla gente”.
Parole melliflue e ingannatrici, abile controcanto a Renzi. Intanto a Taranto ci si continua ad ammalare e a morire di cancro da inquinamento ambientale. Perciò ben vengano le manifestazioni di protesta di operai e semplici cittadini contro i padroni dell’Ilva e contro il governo e la sua politica ambientale antipopolare. Alla faccia anche di chi lecca il culo a Renzi.
SALUTI OPERAI DALLA PUGLIA
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