Redazione di Operai Contro,
la sfilata sei 45 marciatori di Parigi è finita
C’erano tutti o quasi tutti
Hollande: che rappresentava il governo dei padroni Francesi. Hollande che ha mandato i caccia a bombardare la popolazione civile in Iraq e Siria.
Il rappresentante del governo USA: gli USA sono esperti in bombardamenti terroristici. Bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Esperti in torture a Guantanamo. Esperti in stragi e bombardamenti sui civili
Il ministro degli Esteri russo Lavrov: I padroni russi si sono distinti nel massacro dei Ceceni, nella protezione al sanguinario dittatore Assad
Il rappresentante dell’Egitto, ministro degli Affari esteri dell’Egitto, : i padroni egiziani sono esperti in torture e occupano il 159 posto su 180 nella classifica sulla libertà di stampa. Sameh Shoukry. L’Egitto è il Paese dove attualmente sedici giornalisti sono incarcerati. Tra loro, i tre di Al-Jazeera in prigione dal dicembre 2013, accusati di avere diffuso false notizie e di essere vicini ai Fratelli musulmani.
Il rappresentante della Turchia (154°),in Turchia, dove la lotta al terrorismo, secondo Reporters sans frontières, viene regolarmente utilizzata per giustificare la persecuzione di giornalisti sgraditi al regime. Nel dicembre scorso 24 persone sono state arrestate dopo le perquisizioni tra i media
Il rappresentante degli Emirati Arabi Uniti (118°).
E poi Ali Bongo, ultimo protagonista della dinastia che governa il Gabon, dove appena il 3 gennaio scorso il giornalista Jonas Moulenda, autore di un’inchiesta sui crimini rituali, è stato costretto a rifugiarsi in Camerun. «Non posso dire che vedere Ali Bongo alla marcia mi abbia fatto bene», ha detto in tv Laurent Léger, uno dei giornalisti sopravvissuti per miracolo al massacro di Charlie Hebdo
Tra mille scritte «Je suis Charlie» c’erano pure , il premier ungherese Viktor Orbán, Uno dei casi più interessanti, perché nell’Unione Europea, è quello di Viktor Orbán, primo ministro dell’Ungheria, che non solo dal 2011 punisce per legge l’«informazione non equilibrata», cioè critica nei confronti del suo potere, ma ha pure approfittato della marcia della fraternità per dire alla tv di Stato di Budapest che i massacri di Parigi dovrebbero servire da lezione: «Non vogliamo vedere tra noi minoranze con caratteristiche culturali diverse. Vogliamo che l’Ungheria resti l’Ungheria».
Così, abbiamo visto Poi Ahmet Davotoglu, primo ministro delldell’opposizione al presidente Erdogan. L’Algeria, al 121° posto nella classifica di Rsf, era rappresentata dal ministro degli Esteri Ramtane Lamamra, che ha potuto manifestare a Parigi quando ad Algeri sono proibite le manifestazioni contro il quarto mandato del presidente Abdellaziz Bouteflika.
C’era pure il massacratore dei palestinesi di Gaza
Non esattamente i migliori amici dei giornalisti.
«E perché non Bashar al Assad?», si è allora chiesta su Twitter la reporter di Le Monde Marion Van Renterghem, inaugurando l’hashtag di grande successo # PauvreCharlie , povero Charlie. In molti hanno chiesto l’arrivo del nordcoreano Kim Jong-un, o lamentato la spiacevole assenza del dittatore cileno Augusto Pinochet (morto nove anni fa).
Luz, vignettista superstite, è amareggiato: «Abbiamo visto sfilare tutti i nostri personaggi. Pure l’assurdità contro la quale ci battiamo, era alla marcia».
Un lettore
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