Redazione,
IL CAPITALISMO IN CRISI UNA DITTATURA CHE SI POGGIA SULLE NOSTRE SPALLE
E SULLA NOSTRA INERZIA
Dalla fine del 2007 si è innescata un enorme crisi di sovrapproduzione
che i padroni hanno sfruttato facendo di necessità virtu’ utilizzando lo stato ed il governo borghese (modificando le leggi sul lavoro, jobs act e non solo) portando le condizioni normative del lavoro salariato a livelli di schiavitù sotto una dittatura piena e perfezionata (togliendo di mezzo quello che era rimasto dell’ art 18 e di fatto lo statuto dei lavoratori).
Fatti salvi i loro profitti in piena recessione, anche l’enorme disuguaglianza è andata aumentando
esponenzialmente, l’italia un paese ricco pieno di poveri, di nababbi e di loro servi.
Intanto è cresciuta a dismisura la disoccupazione, in questo paese dal 7% a circa il 13% di oggi.
Le stime piu’ prudenti valutano in circa 35 milioni (non contando 60 milioni come ha affermato la min. Boschi, a meno che non si vuol mettere al lavoro, minorenni da 0-18, e pensionati con 40 anni di lavoro sulle spalle) la popolazione attiva abile in età di lavoro in Italia.
Questo significa che in pochissimi anni siamo passati da circa 1,8 mil di disoccupati veri
a circa 4,5 milioni, a cui aggiungere altri 3 milioni con occupazione intermittente, precari, o scoraggiati che non cercano neanche piu’ un occupazione. Una massa enorme soprattutto di giovani, di cui molti con lavori precedenti.
Cosi’ ci dicono i freddi dati di cui si riempiono la bocca gli opinionisti di ogni colore prezzolati che scorazzano nelle tv e nei giornaloni. Siamo di gran lunga sopra la soglia “fisiologica” come dicono gli apologeti del capitalismo.
Essi ci vengono anche a dire, forti della nostra passività che; Un Lavoro perso nell’ industria (piccola. media, e grande) che difficilimente ri-troveranno se non a condizioni semi-schiavistiche, negli uffici e nel pubblico la solfa non potrà essere per molto tempo diversa. Ammettiamo pure che molti di questi vivano ancora con qualche risparmio fatto negli anni di lavoro.
Cifre sempre dei loro centri studi ci dicono che il consumo e i risparmi in italia negli ultimi anni stanno al lumicino
con segni e saldi sempre negativi.
Cosa frena allora una ribellione di massa operaia e popolare di vasta portata in questa penisola disastrata?
I Partiti nella loro putrescenza sono con forza evidente, comitati d’affari per mafie politiche, che ormai controllano tutti i territori con clientele estesissime. Attraverso questi partiti di cartapesta si usa il maglio di ferro quando c’e’ da gabellare le masse sempre piu’ in miseria, operai e lavoratori degli strati bassi, giovani e meno giovani sono sotto le scuri più pesanti.
la Vita stessa di milioni di persone è negata, e appena ci si approssima col lavoro vige uno sfruttamento implacabile.
Morti, feriti, mutilati, e finanche licenziati per aver denunciato le inesistenti misure di sicurezza, non passano neanche la prima linea di censura nei mass-media in mano ai grandi padroni-editori, ma chi è nelle fabbriche subisce questi fatti con cadenza crescente.
Gli Operai di tutti i settori con tutte le ristrutturazioni e i lIcenziamenti di massa collettivi e individuali delle aziende rimangono, al netto, un polo di circa 8 milioni di persone. A cui vanno ad aggiungersi questi circa 2,5 milioni di disoccupati di nuova condizione piu’ le loro famiglie (piu’ circa 3-4 milioni di precari come detto sopra), cosa frena il dispiegarsi di una vasta ribellione al sistema dominante, che intanto mangia e non si cura di noi (come avviene in parte in Grecia, Spagna, ed alcuni paesi vicini in questo periodo)?
Operai, lavoratori, diciamoci senza demagogia, una cosa della massima importanza: Nella piu’ grande crisi economica
del sistema capitalista abbiamo i sindacati (confederali e non) quasi tutti impegnati ad alimentare le loro clientele e clienteline, quelli di “base” che a stento iniziano conflitti settoriali, guerricciole mal gestite che non contribuiscono certo a far avanzare una forte identità di classe visto che rimangono confinati o nelle categorie, o sconfinano nelle vertenze sociali come stampella alla mancanza di un forte collegamento con il grosso della classe operaia, di fatto tutti questi sindacati, e in Italia sono tanti, troppi, non si curano degli operai nella loro essenza. Litigano per qualche “delegato” o funzionario in piu’ o in meno , alla fine della fiera finiscono per gestire lo sfruttamento e la miseria dei salariati per conto della “stabilità” nella crisi delle aziende (contestati dagli operai, ma messi a tacere per ora, vedi Fiat che dopo la conciliazione Landini-Marchionne ugualmente la Fiom non ha ricevuto nessuna agibilità).
Non possiamo piu’ delegare a queste sigle sindacali di cui stragrande maggioranza fanfaroni, ben piazzati però nei posti di lavoro e negli uffici dove il lavoro si cerca, neanche la difesa dai licenziamenti, come abbiamo ben visto alla prova dei fatti in questi ultimi anni, in centinaia di vertenze, piccole, medie, e grandi, Gruppo Fiat, Ilva, Terni su tutte.
E’ ora che gli operai dei bassi strati si uniscano con questi 2,5 milioni (piu’ 3-4 precari) di ex-operai e lavoratori disoccupati senza futuro. Bisogna celermente scendere in piazza contro il governo affamatore di Renzi, in quanto si preparano stangate nel brevissimo periodo (Jobs act su tutto), ma per farlo, bisogna chiarirci a noi stessi che è il tempo di avere un nostro punto di partenza, di riferimento, in fabbrica, intorno alle fabbriche, e nelle città.
In ogni città ci sono (in alcune in tanti, in alcune in pochi) esponenti di punta delle lotte operaie e sociali, che non si sono venduti e combattono con dignità contro il capitalismo senza portar acqua a Partiti o movimenti istituzionali e reazionari dei padroni. Ma non si puo’ combattere all’ infinito senza retrovie, noi pensiamo che è da costruire nelle lotte Un Partito Operaio che abilmente sappia convogliare la rabbia che esiste in tanti strati di giovani allo sbando, ma nel frattempo sarebbe ora che tutti gli elementi che vogliono battersi per contrastare fortemente le misure del governo e dello stato a partire dal Jobs Act, si devono saper coalizzare contro i nemici comuni. Dobbiamo riunirci per costituire Comitati contro il jobs act in ogni azienda e sul territorio per arrivare a scioperi veri e prolungati per abbattere il governo Renzi.
Non si puo’ lasciare alle sirene Padronali o del Pd o Fasciste, milioni di giovani in gran parte della nostra classe. E’ ora di trovarsi e mettere in comune le nostre forze e idee. Facciamo questa proposta per superare le rispettive parrocchie politiche, di movimento e sindacali, che usano la parziale passività operaia per mantenersi “casti e puri” non approfondendo lo sforzo necessario oggi, per lottare meglio e più in profondità, contro chi ci abbruttisce e sfrutta. Meno bandiere di finti scioperi e picchetti, piu’ fatti, e crescente determinazione degli operai e degli strati bassi per i loro interessi. Ma I fatti marciano se è prevalente l’intelligenza e la direzione delle lotte in mano agli sfruttati stessi.
Operai Contro
sezione Modena
4-2-2015
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