Lo stabilimento Fiat di Kragujevac
Turni di lavoro massacranti e uno stipendio da fame. Quando l’operaio della Fiat dello stabilimento di Kragujevac in Serbia ha aperto la busta paga e ha trovato solo 306 euro ha dato fuori di testa. Ha preso un oggetto metallico e si è messo a incidere su trentuno 500L appena prodotte scritte che non lasciano adito a dubbi: “Mangiatori di rane (termine dispregiativo per indicare gli italiani, ndr) andate via dalla Serbia”.
Lui, come i suoi 2.400 colleghi, guadagna un quinto degli operai italiani e lavora fino a 12 ore al giorno e alla fine si porta a casa solo 34 mila dinari (306 euro circa), mentre il salario medio in Serbia è stato calcolato per aprile a 46 mila dinari (414 euro). Nelle ultime settimane, a causa di una forte domanda del nuovo modello di 500L, sono stati intensificati i turni di lavoro, che sono ora tre. Ma alla Fiat dei Balcani non si usa dire di no. Perché in Serbia un lavoratore su quattro è disoccupato. E allora, con la disoccupazione al 25 per cento, l’inflazione al 10 e le casse dello Stato ormai allo stremo, si continua a lavorare sottopagati e sfruttati, almeno finchè qualcosa scatta dentro e fa dire no.
La direzione di Fiat Serbia ha avviato un’inchiesta interna interrogando tutti gli operai attivi in quel turno per capire se l’operaio è stato aiutato da qualcuno nel suo atto di sabotaggio. I giornali non escludono che l’operaio abbia avuto un litigio con il caporeparto a causa di una intensificazione dei ritmi di lavoro alla catena di montaggio. Zoran Mihajlovic, leader del sindacato interno allo stabilimento Fiat di Kragujevac, ha detto che la grafia dei messaggi ostili è identica, e per questo si pensa che a danneggiare le trentuno 500L sia stata la stessa persona. Si sarebbe quindi trattato di una protesta non collettiva, ma di un singolo operaio. Nei giorni scorsi è cominciato l’export della 500L prodotta a Kragujevac anche in America, e nell’ultimo fine settimane una nave con le prime 3.200 vetture Fiat è arrivata al porto di Baltimora, negli Usa.
Fonte libero quotidiano.it
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