Redazione di Operai Contro,
qualcuno ancora non si vuole convincere che siamo di fronte alla terza guerra mondiale?
Allora diamo un’ occhiata alle spese militari sostenute dai paesi in giro per il mondo. Dal 2001 si registrava una costante anche se quasi insignificante diminuzione della corsa agli armamenti che si è arrestata nel 2014.
In particolare gli aumenti più diffusi geograficamente si sono registrati in Asia: la Cina è alla guida di questo trend facendo segnare un +10% ma anche la Corea ha registrato un aumento tale da farla entrare nella top ten dei paesi che spendono di più per gli armamenti. Altro dato significativo che riguarda l’Asia è l’aumento della spesa del Giappone che sembra aver lasciato la sua posizione “pacifista” che perdurava dalla fine del secondo conflitto mondiale.
Anche nei paesi del Golfo si corre al riarmo e in alcuni paesi quali l’Arabia Saudita si comprano addirittura più armi da destinare ad altri paesi che non sono in grado di sostenere le spese in modo da consolidare un intero blocco di paesi.
Se ci mettiamo ad osservare quanto avviene nel vecchio continente vediamo che le cose non cambiano e come il Giappone in Asia anche la Germania sta abbandonando la sua posizione “pacifista” che perdurava dalla fine della guerra fredda. Si stima infatti che la spesa salirà dal 1,3% al 2%. Tutto ciò avviene sotto il patrocinio della organizazione terroristica di nome NATO che dopo i recenti avvenimenti in Ucraina ha deciso di consigliare agli stati tramite un patto non vincolante di aumentare fino al 2% le spese militari. Alcuni paesi della NATO ovviamente spendono già di più e senza sorprese il paese con spese più elevate sono gli Stati Uniti che impiegano il 4,4% seguti da Gran Bretagna Grecia ed Estonia.
La storia insegna che l’unico sbocco possibile dopo l’armamento è la guerra e se gli stati che si armano sono la maggior parte, la guerra sarà senza dubbio mondiale. Guerra che è per altro già iniziata su molti fronti: dall’ Ucraina alla Siria, dai conflitti interni alla Cina tra le varie etnie alla situazione del Nord Africa senza dimenticare la tensione continua tra le due Coree e tra la Cina e Taiwan.
Gli operai consapevoli di quanto avvenuto in passato devono agire sul fronte interno nei vari paesi organizzando il loro partito e contrastando i padroni con ogni mezzo per evitare di essere mandati al fronte per il profitto.
CC
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