Redazione di Operai Contro,
fino a ieri la colpa della strage veniva addossata agli immigrati che si erano spostati tutti da un lato del barcone
C’è stata una collisione tra il barcone è una nave mercantile la King Jacobs
Il pm di Catania la strage è dovuta a due cause:
– lo spostamento dei migranti sull’imbarcazione
– L’errata manovra dello scafista
La versione del pm di Catania fa piangere. Il pm di Catania non era sul luogo della strage. I migranti erano tanto numerosi che difficilmente potevano spostarsi. I barconi sono vecchie carcasse che si spostano lentamente
La strage ha avuto dei sopravvissuti. Dopo due giorni di menzogne affiora la verità
La strage è colpa dei padroni e dei loro politici
I padroni sono degli assassini
Un senegalese
Dal racconto dei sopravvissuti all’ecatombe avvenuta due giorni fa nel canale di Sicilia emergono sempre più dettagli su quanto accaduto. Lo scafista – raccontano i superstiti – forse nel tentativo di nascondersi avrebbe condotto il barcone contro una nave mercantile portoghese, la King Jacobs che era arrivata nelle vicinanze per prestare soccorso. Una versione confermata anche dai pm di Catania secondo i quali il naufragio sarebbe dovuto a due cause: lo spostamento dei migranti sull’imbarcazione, che era sovraffollata, e l’errata manovra dello scafista che l’ha portata a collidere con il mercantile King Jacobs.
Secondo i pm “non è stato ancora possibile accertare il numero dei morti” nel naufragio in Libia, perché i superstiti riferiscono di cifre comprese tra i 400 e 950 passeggeri, ma “secondo alcuni sopravvissuti sentiti su nave Gregoretti e un report del mercantile portoghese si stima che a bordo del barcone ci fossero circa 850 migranti“.
“E’ nostro dovere fare di più per evitare queste stragi“, ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Diciotto dei 28 scampati alla tragedia hanno trascorso la notte al Centro accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Mineo. Erano sulla nave Gregoretti della guardia costiera con la quale sono sbarcati poco prima di mezzanotte nel porto di Catania. Sull’imbarcazione erano complessivamente 27 i superstiti e tre di loro sono accompagnati dalla polizia di Stato in una struttura riservata per essere sentiti come testimoni. La loro ricostruzione dei fatti è ritenuta importate dalla Dda della Procura di Catania che vuole ‘cristallizzare’ e tenere ‘incontaminata’ la loro ricostruzione.
Intanto, proprio grazie alle testimonianze, sarebbero stati individuati i due presunti scafisti detenuti a Catania un tunisino ritenuto il comandante del peschereccio naufragato, e un siriano, suo assistente di bordo in carcere in attesa dell’interrogatorio del Gip.
“Aggrappati ai morti per non finire a fondo”: si sono salvati così due dei 28 sopravvissuti alla strage di due giorni fa al largo della Libia. Secondo quanto si apprende dai soccorritori che li hanno recuperati, i due annaspavano in mezzo ai cadaveri, urlando con le ultime forze per attirare i gommoni che perlustravano la zona.
I soccorritori sono arrivati nella zona dove si è capovolto il barcone a notte fonda e immediatamente hanno iniziato le ricerche a bordo dei gommoni. “Durante le ricerche in mare dei cadaveri – raccontano – abbiamo trovato due persone vive in mezzo ai morti”. “Erano allo stremo delle forze – aggiunge chi ha partecipato all’operazione di recupero – hanno urlato con le loro ultime forze perché hanno sentito il rumore del motore e siamo riusciti ad individuarli e a salvarli. Non avrebbero resistito ancora a lungo”.
‘UN MILIONE IN ARRIVO DALLA LIBIA. TRITON E’ INEFFICACE’
Renzi, guerra ai mercanti di morte – Dichiarare guerra ai mercanti di morte per bloccare una strage continua che non può più essere definita “naufragio”, ma si chiama “crisi umanitaria“. E di fronte alla quale l’Europa non può più voltare le spalle: lo ha fatto 20 anni fa con Srebrenica, farlo ancora, dandola vinta agli schiavisti, significherebbe “avere una responsabilità verso la storia”. Mentre il premier Matteo Renzi parla a Palazzo Chigi al fianco del primo ministro maltese Muscat, nel Mediterraneo, all’altezza della Libia, vengono avvistati altri tre barconi, con a bordo centinaia di disperati. E si rischia l’ennesima strage. Per questo il premier ripete che il problema non è il soccorso in mare – che c’era anche sabato scorso ma non ha impedito al Mediterraneo di inghiottire 900 disperati – ma è quello di bloccare gli “schiavisti del XXI secolo” in partenza. Di dichiarargli guerra, appunto. “Prenderli deve essere una priorità per la comunità internazionale”, assicura e annuncia “interventi mirati” per bloccarli da presentare al vertice straordinario di giovedì prossimo.
IL PUNTO DELL’INVIATO DA CATANIA
LA CRONACA DELLA GIORNATA DI DOMENICA
‘Eravamo 950,in molti chiusi nella stiva’. Il racconto del sopravvissuto, a bordo 50 bambini e 200 donne
MARE NOSTRUM E TRITON, LE DIFFERENZE
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