Da Operai Contro n 135
QUINTA QUESTIONE
La fase che la società sta vivendo è di transizione, il vecchio ceto politico non ha soluzioni per come uscire dalla crisi. Il governo apertamente punta sugli “imprenditori” perché risolvano il problema, interventi per sostenere i loro interessi sono all’ordine del giorno, ma l’economia non riparte ed interi settori della piccola borghesia, oltre agli operai sono spinti alla miseria. La società è marcia dalle fondamenta e sono in tanti ad accorgersene, l’impero costruito sul profitto e sulla proprietà privata può crollare. Le classi rovinate o ridimensionate dalla crisi cercano soluzioni, si inventano soluzioni contro lo straniero, contro l’euro, contro la corruzione, nessuno, proprio nessuno colpisce nel segno, nessuno ha interesse ad attaccare direttamente il capitale, i padroni, la corsa al profitto che ha avvelenato la nostra epoca, sostenere la liberazione degli operai. Il movimento di Grillo è un esempio lampante, arriva in parlamento, ma lì finisce. Circondato e reso impotente, non rappresenta una vera rottura col sistema, se la prende con l’Europa, vuol salvare il medio e piccolo imprenditore, non convincerà mai gli operai ribelli, tanto meno i borghesi grandi che hanno paura dell’instabilità. Il Movimento 5 Stelle ha raccolto tante parti della piccola borghesia, ma questa oscilla. E tanti suoi esponenti si fanno facilmente comprare. La presenza degli operai nella lotta politica è fondamentale, ma non gli operai opportunisti che sognano ancora un partito di sinistra alla Landini. Quel tipo di approccio politico, tipo Rifondazione è frusto, consunto, non più credibile. Strati sociali consistenti stanno cercando soluzioni più radicali, di fronte alla corruzione che emerge a Roma non basta più la promessa di sostituire gli uomini, di metterli in galera, tanto escono. Forse è il tempo di una rivoluzione che li mandi tutti a lavorare in fabbrica, che i consigli operai delle fabbriche gestiscano direttamente la cosa pubblica, naturalmente senza staccarsi dalla produzione. Gli operai organizzati in partito possono veramente rappresentare un’alternativa a questa società in rovina.
Comments Closed