Redazione
Lo sciopero partito il 18 maggio nello stabilimento TOFAS di Bursa: gli impiegati tornano all’interno della fabbrica: il 22 maggio il padronato ha quindi annunciato “la ripresa delle attività”. Ma gli operai proseguono strenuamente i picchetti davanti ai cancelli smentendo la voce del padrone e non hanno alcuna intenzione di allentare la presa: Mehmet Altin, portavoce provvisorio dei dipendenti TOFAS, annuncia che è in dicussione in assemblee operai una proposta riguardo ad aumenti salariali, mentre è tutto da verificare che la cacciata del sindacato concertativo Turkish Metal Labor Union non comporti rappreseglie e licenziamenti per gli operai. Per ora resta una fumosa promessa del padronato non sostenuta nei fatti. Proprio da Bursa alla TOFAS era partita la lotta, estesasi in seguito anche agli stabilimenti di OYAK-RENAULT, FORD-OTOSAN e TURK TRAKTOR e che ha raggiunto la cifra di oltre 15.000 operai in sciopero. Secondo statistiche, il 43,3% dei salariati turchi lavora per oltre 50 ore alla settimana, la quota più alta sui 30 Paesi facenti parte dell’OCSE. Inoltre, sempre secondo l’OCSE il proletariato turco lavora 1855 ore all’anno, contro una media di 1765.
Prosegue inalterata la lotta alla TURK TRAKTOR di Koç, dove gli operai hanno chiesto di parlare direttamente con l’Amministratore Delegato dello stabilimento, Marco Votta, ed hanno ribadito che senza la firma di un preciso protocollo d’intesa non riprenderanno il lavoro. Arriva inoltre la denuncia che diversi operai sono stati minacciati anche fisicamente attraverso l’invio di SMS. Avviata la campagna di dimissioni di massa dalla Tukish Metal Labor Union.
Le assemblee operaie dibattono tra loro: entro lunedì deve essere data una risposta.
http://www.sendika.org/2015/05/turk-traktor-iscisi-batarsak-da-hep-beraber-cikarsak-da-hep-beraber/
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