Redazione di operai contro,
la crisi non fa sconti alla Cina.
I padroni europei speravano nella Cina, moriranno disperati
vi invio un articolo del Corriere
Un lettore
Lo yuan, la valuta cinese, si è ulteriormente indebolita all’apertura dei mercati asiatici, dopo la svalutazione-record di martedì. La banca centrale cinese, laPeople’s Bank of China, ha infatti «limato» ulteriormente il valore di riferimento dello yuan, tagliandolo di un ulteriore 1,62% dopo il taglio di martedì, che è stato dell’1,9%. Lo yuan spot in Cina è sceso a 6,44 per dollaro, il minimo da agosto 2011 dopo che la banca centrale ha fissato il «midpoint» di riferimento giornaliero a 6,3306 prima dell’apertura dei mercati. La valuta cinese è andata anche peggio sugli scambi internazionali attestandosi a 6,57.
Il panico sui mercati
La banca centrale, che ieri ha avvertito che si tratta di una svalutazione «una tantum» nell’ambito di una nuova gestione dei cambi finalizzata a rendere lo yuan più sensibile alle forze di mercato, ha cercato di rassicurare i mercati finanziari dicendo che non è l’inizio di un trend di deprezzamento. «Guardando la situazione economica internazionale e nazionale, non ci sono attualmente le basi per un continuativo trend di deprezzamento dello yuan», ha detto in una notaPeople’s Bank of China. Tuttavia, secondo un senior trader di una banca europea a Shanghai, l’inattesa svalutazione ha causato «un certo panico» sui mercati. Lo yuan ha perso il 3,5% in Cina negli ultimi due giorni, e circa il 4,8% sui mercati globali. La sua discesa ha trascinato al ribasso le altre valute asiatiche emergenti, con la rupia indonesiana e il ringgit della Malesia ai minimi di diciassette anni, e il dollaro australiano e neozelandese ai minimi di sei anni.
Petrolio ai minimi da sei anni
L’economia cinese frena, i flussi di capitali se ne vanno e Pechino, pur rischiando l’avvio di una nuova guerra delle valute, cerca di correre ai ripari svalutando la moneta per due volte nel giro di 24 ore e allentandone l’aggancio con il dollaro in ascesa. Anche in Europa, nonostante l’accordo sulla Grecia, restano le incertezze misurate dall’andamento in calo a sorpresa dell’indice tedesco Zew. Un risultato deludente questo che martedì ha mandato in rosso i mercati azionari, Francoforte in primis, dove anche i titoli dei gruppi automobilistici, che hanno puntato molto sulla Cina, hanno accusato forti perdite assieme a quelli del lusso e delle materie prime. Questi ultimi trascinati al ribasso dal crollo del petrolio, ai minimi da sei anni a questa parte a 43,08 dollari al barile.
Le Borse
Il Fondo monetario internazionale ha valutato positivamente la doppia svalutazione dello yuan cinese, definendo l’operazione come un allineamento ai mercati di tutto il mondo. Tensioni sui marchi del lusso perché ora dalla Cina la domanda non è più illimitata.
E, come era prevedibile, la nuova svalutazione dello yuan ha provocato una flessione in apertura delle principali Borse europee. A Milano l’indice Ftse Mib, alla prima rilevazione mostra un -1,03% a quota 23.453 punti, mentre l’Ftse All Share cede l’1,01% a 25.128 punti. In ribasso anche l’Ftse Star, che lascia sul terreno lo 0,87% a quota 25.472 punti. Intanto lo spread fra Btp e Bund tedeschi apre a quota 115 punti, con il rendimento del decennale all’1,75%. Anche le altre le altre principali Borse europee aprono le contrattazioni all’insegna dei ribassi, sulla scia della chiusura con il segno rosso fatta segnare da Tokyo, con il Nikkei a -1,58%. Parigi e Francoforte cedono l’1,8%, Madrid l’1,6%, Londra l’1,2%.
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