Redazione,
invio la cronaca fatta direttamente dagli operai che hanno partecipato a centinaia di migliaia allo sciopero generale nella regione del Gurgaon-Manesar.
Saluti Operai, M-L
Il racconto di un operaio di Pune:
Oltre 100 mila operai hanno partecipato alla manifestazione per protestare contro le riforme del diritto del lavoro e le politiche anti-operaie del governo del fascista Modi. Dalle 11.30 uomini e donne hanno iniziato a radunarsi ed alle 12.00 l’immenso corteo è partito dal commissariato per il lavoro, terminando ad Ambdekar Putla, presso la stazione ferroviaria di Pune. Qui i rappresentanti delle organizzazioni sindacali hanno tenuto i loro comizi. Fatta eccezione per il sindacato BMS (Bharatiya Mazdoor Sangh, ovvero il Sindacato dei Lavoratori indiani, la più grande organizzazione confederale indiana, NDT) legato al partito BJP (Bharatiya Janata Party, ovvero l’ultranazionalista Partito Popolare Indiano, ora al governo con Modi, NDT) tutti i principali sindacati nazionali e della zona di Pune hanno dato ampia partecipazione e sostegno allo sciopero generale. Agli operai si sono uniti migliaia di studenti in solidarietà.
Rispetto agli standard di capacità di mobilitazione a Pune lo sciopero è stato un successo clamoroso, sia in termini numerici che di costruzione di unità tra i sindacati della classe operaia. Il messaggio inviato dal palco da parte degli operai è stato chiaro: se il governo perseguirà i piani parafascisti di riforma del lavoro, il proletariato risponderà con una rigida resistenza a qualsiasi iniziativa in tal senso.
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Gli operai della fabbrica tessile Jyoti nel distretto industriale di Manesar hanno occupato l’altro ieri la loro fabbrica, proclamando contestualmente lo sciopero. Quando hanno espresso la volontà di partecipare alla mobilitazione generale gli operai sono stati minacciati ed uno di loro è stato malmenato da un supervisore. Successivamente, sono arrivate per tutti minacce di licenziamento.
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Gli operai della quasi totalità delle industrie del distretto industriale di Manesar tra cui MARUTI-SUZUKI (tutti e 4 gli impianti del distretto), HONDA, FCC RICO, BAXTER, ENDURANCE, JNS ecc… hanno colpito i padroni! Sono state poche le aziende, in particolare quelle non sindacalizzate, che hanno provato a far partire la produzione. Gli attivisti del Workers Solidarity Center hanno condotto una campagna dalle 5.00 della mattina di fronte ai cancelli di ogni fabbrica. Gli operai di INDO AUTO, dove non esiste sindacato, sono scesi dal bus ed hanno proclamato la propria adesione allo sciopero generale. Il padrone, l’appaltatore, il responsabile risorse umane insieme alla polizia sono intervenuti sul posto minacciando i presenti, ottenendo in risposta un blocco compatto e resistente. Si sono poi aggiunti gli operai dell’industria AG.
Contatti operai dall’interno hanno informato che la produzione è partita ad Asti, Rico Gurgaon, Amtek ed un impianto con targa “185”. Una squadra si è subito recata agli ingressi per propagandare l’iniziativa di lotta.
Nel settore dell’abbigliamento una fetta considerevole di operai si preparano ad attaccare dalla mattina, aggiungendosi poche ore dopo ai metalmeccanici.
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Gli operai MARUTI-SUZUKI esprimono solidarietà a pugno alzato lottando insieme agli operai del distretto industriale di Faisalabad in Pakistan, attaccati dai padroni che minacciano di togliere i più elementari diritti conquistati, quasi come l’aria per respirare, mentre lo sfruttamento per produrre i profitti prosegue. Quando abbiamo dovuto lavorare pezzi da PAK SUZUKI nello stabilimento della multinazionale a Manesar, già sapevamo che i capitalisti ed i padroni sono uniti al di là delle frontiere, mentre vogliono fermamente la divisione della classe operaia.
Lottando contro le stesse condizioni di vita e di morte, oggi nel 2015 ancora di più, sappiamo che solo da noi può nascere l’unità nella lotta contro questi capitalisti succhia-sangue di entrambi e tutti i Paesi del mondo.
OPERAI MARUTI-SUZUKI, 22 AGOSTO 2015
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