Redazione di Operai Contro,
i padroni svizzeri vivono da miliardari sfruttando gli altri popoli.
I padroni svizzeri hanno il primato dello sfruttamento del lavoro dei bambini nel mondo
I padroni svizzeri riescono a mantenere uno strato di operai (aristocrazia operaia) a livelli di vita da ricchi.
Alcuni buontemponi della piccola borghesia italiana pubblicano libri sulla democrazia diretta svizzera.
Spacciano la democrazia dei padroni svizzeri come il meglio. E’ il meglio per i padroni
Vi invio un articolo
Un operaio italiano in svizzera
LUGANO – Quell’oro é maledetto perché nei giacimenti in cui viene estratto lavorano dei minatori-bambini. Stiamo parlando dell’oro proveniente dal Perù, uno dei Paesi più ricchi di metallo giallo del pianeta, che viene lavorato, in buona parte, in Svizzera. Dove, è bene ricordarlo, si commercializza più della metà di tutto l’oro del mondo. Solo dalle miniere peruviane, lo scorso anno, gli operatori svizzeri del settore ne hanno acquistato per 2,5 miliardi di euro. Contro uno dei principali raffinatori elvetici, la Metalor di Neuchâtel, si è scagliata l’organizzazione non governativa elvetica, Associazione per i Popoli Minacciati: “Metalor – denuncia la Ong – è sospettata di trafficare dell’oro illegale”.
In sostanza, dopo aver ripercorso tutto il cammino del metallo giallo dal Paese andino all’azienda di Neuchâtel, emergerebbe che non tutto é stato fatto secondo le regole. Metalor che, in passato, insieme ad un’altra azienda del ramo, la Pamp di Castel San Pietro, nel Canton Ticino, venne scoperta ad acquistare dell’oro illegale, non avrebbe, insomma, perso il vizio. In realtà, all’origine dell’ultimo caso venuto alla luce, e denunciato dall’Ong, Associazione per i Popoli Minacciati, ci sarebbero tre fornitori dell’azienda svizzera, finiti nel mirino della giustizia peruviana, con l’accusa di riciclaggio. Reato che, insieme all’evasione fiscale, sarebbe prassi corrente, nei giacimenti auriferi del Perù, molti dei quali sono controllati dalla criminalità.
Ma il reato indubbiamente più odioso è lo sfruttamento di 50 mila minatori-bambini, alcuni dei quali di appena 5 anni, da parte di caporali senza scrupoli. Il dato è di un’agenzia dell’Onu, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Della fatica di questi piccoli minatori non approfittano, sia pure in forma indiretta, solo le aziende che raffinano l’oro ma, anche, l’industria orologiera e, naturalmente, le banche. “È ora di finirla, un’azienda deve assicurarsi di non violare i diritti fondamentali, ma anche di non essere coinvolta in queste violazioni”, ha tuonato, di recente, l’ex-Procuratore e senatore elvetico Dick Marty, noto per la sua inchiesta sulle carceri segrete della Cia, nel periodo successivo all’11 settembre ed il traffico d’organi in Kosovo. Metalor, a dire il vero, ha inserito questo impegno nel proprio statuto. Se l’autorità, tuttavia, non impone un obbligo di verifica del suo assolvimento, chi garantisce che venga davvero rispettato?
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