Redazione di Operai Contro,
Il caporalato nelle campagne non è un’emergenza sociale temporanea, ma è la forma strutturale attraverso la quale i capitalisti agrari per decenni hanno realizzato e realizzano lo sfruttamento degli operai agricoli. I caporali esistono solo in quanto esistono i capitalisti agrari che si avvalgono di essi per reclutare forza lavoro, italiana e/o straniera, disposta per sopravvivere a sopportare condizioni di lavoro nei campi fra le più terribili.
Con buona pace di chi si ostina a (far finta di) considerare i caporali figure estranee a un corpo sociale integro e vanta la bontà di un sano e legale sfruttamento degli operai agricoli, il caporalato è una presenza strutturale in gran parte dell’economia agricola capitalistica italiana, e meridionale in particolare.
Proprio di fronte a questa evidenza il governo Renzi ha sollevato fumo presentando due emendamenti alla riforma del Codice Antimafia (in discussione in parlamento ai primi di novembre) che prevedono la confisca penale obbligatoria e allargata per il reato di caporalato e la responsabilità oggettiva dell’ente che si avvalga dell’intermediazione dei caporali.
Il relatore Pd Davide Mattiello alza la voce rilevando che “il caporalato costituisce una piaga sociale e va trattato come le associazioni di stampo mafioso. È soltanto la punta di un iceberg che presuppone una organizzazione criminale ampia, efficiente e spietata: giusto quindi contrastare questo fenomeno sempre più attraverso i medesimi strumenti con i quali si contrastano le organizzazioni criminali di stampo mafioso”.
E il ministro dell’agricoltura Maurizio Martina, durante un’audizione davanti alle commissioni Lavoro e Agricoltura della Camera, ha rivendicato l’aumento dell’attività di controllo e prevenzione nei campi e ricordato il varo nel 2014 del progetto Campo Libero, come primo passo della “Rete del Lavoro agricolo di qualità” che istituisce per la prima volta in Italia un sistema pubblico di certificazione etica del lavoro agricolo.
La repressione con più controlli e confisca e la certificazione etica fanno il solletico a padroni e caporali. È la potenza economica della proprietà privata della terra e degli altri mezzi di produzione a dare forza a essi e a costringere gli operai agricoli a sottostare al loro dominio. Senza mettere in discussione l’esistenza della proprietà privata padroni e caporali continueranno ad arricchirsi sulla pelle di operai costretti a vendere la forza delle proprie braccia per mangiare un tozzo di pane.
Saluti operai dai campi
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