Pubblichiamo la lettera per svilupparre un dibattito sul migliore uso di Internet da parte degli operai
Redazione
In molti pensano che Facebook sia strumento di libertà espressiva. Libertà di condividere soprattutto e così sono in molti che caricano ogni genere di contenuto riguardante la loro vita le loro visioni politiche senza pensieri e senza quella prudenza di esporsi che si ha nella vita reale.
Nella realtà questo strumento è diventato il principale mezzo di ricerca delle questure e non solo.
Un mezzo con la quale le forze dell’ordine sono in grado di ricostruire la rete delle relazioni sociali gli spostamenti e le abitudini di un qualsiasi cittadino sospettato.
Un mezzo con la quale i datori di lavoro possono raccogliere informazioni utilizzabili per le cause di licenziamento. Già perché per un datore di lavoro in cerca di prove potrebbe essere sufficiente trovare nel profilo qualche foto del luogo di lavoro o qualche esternazione sull’azienda per poter avere la giusta causa necessaria al licenziamento.
Questi sono gli aspetti con le conseguenze immediate più gravi, ma altri ce ne sono su cui è bene riflettere.
Un altro aspetto di facebook, ma più in generale dei social networks, è infatti quello di fungere da sfogatoioi sfogo delle proprie frustrazioni da . Così i cittadini invece di scendere in strada e protestare si accontentano sempre più spesso di postare qualche immagine o qualche frase rabbiosa.
Oltre a questo bisogna considerare anche la possibilità di immettere flussi di informazioni in grado di condizionare il pensiero dei cittadini attraverso utenti che possono fungere da opinion leader.
I social networks quindi non possono essere il mezzo con cui gli operai divulgano le loro idee. Gli operai parlano dei loro problemi e delle loro idee nelle fabbriche nelle strade nei loro ritrovi.
Un lettore
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