Secondo le ultime stime il Pil del terzo trimestre sarebbe dovuto crescere dello 0,3%, in linea con le attesa di una crescita della ricchezza nazionale vicina all’1 per cento. Invece l’Istat comunica che nel periodo luglio-settembre non andiamo oltre un più modesto +0,2%. E che pertanto la crescita acquisita nei primi nove mesi dell’anno si ferma allo 0,6%.
Il dato, per quanto positivo, è certamente deludente. Cosa è successo? L’Istat spiega che la variazione congiunturale «è la sintesi di un incremento del valore aggiunto in tutti i principali comparti (agricoltura, industria e servizi). Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e uno negativo della componente estera netta».
Insomma è venuto meno uno dei fattori, le esportazioni, che nei primi mesi dell’anno avevano sostenuto la nostra ripartenza. Mentre si conferma che, anche grazie alle politiche di governo, i consumi interni e la produzione stanno iniziando a riprendersi.
La ripresa dunque è in atto, ma resta ancora molto lenta. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno l’incremento del nostro prodotto è dello 0,9%. Mentre noi rallentiamo i nostri partner accelerano: la Francia dopo la stagnazione del secondo trimestre sale dello 0,3%, e la variazione annua cresce da +1,1 a +1.2; la Germania invece passa dal +0,4 a +0,3 ma sull’anno avanza a +1,7% (era a +1,6%).
L’Istat informa poi che sempre nel terzo trimestre il Pil è aumentato in termini congiunturali dello 0,4% negli Stati Uniti e dello 0,5% nel Regno Unito. In termini tendenziali, si è registrato un aumento del 2% negli Stati Uniti e dello 2,3% nel Regno Unito. Livelli di crescita che l’Italia forse avvicinerà solo l’anno prossimo.
Livelli di crescita che l’Italia forse avvicinerà solo l’anno prossimo.
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