Stiamo comodi davanti alla televisione, navighiamo liberamente su internet, siamo connessi col mondo intero e sappiamo bene che in questo preciso istante aerei USA bombardano città, aerei russi radono al suolo quartieri di Aleppo, il governo italiano si prepara ad usare i suoi caccia per ritagliarsi un posto fra i rapinatori a mano armata e dividersi il bottino.
Il bottino è il controllo del Medio Oriente, la crisi ha prodotto forze non più disposte a fare affari con le borghesie europee, alle loro condizioni e sotto il loro tallone. Il Califfato ne è l’espressione, viene presentato dai grandi padroni di oriente ed occidente come un pericolo potenziale da distruggere. Ma il problema è ben altro, la lotta al Califfato copre una concorrenza spietata fra i padroni russi ed americani, quelli europei e quelli cinesi in Africa e Medio Oriente. La crisi si fa sentire. Fratelli nemici si fronteggiano armi alla mano, da un momento all’altro non potremo più stare davanti alla televisione a vedere lontane città distrutte, la guerra ci coinvolgerà da molto più vicino. Poi propaganda patriottica, che è già iniziata, e piagnistei pacifisti, oggi completamente assenti.
La Pinotti parla di interventi armati, Gentiloni di regole di ingaggio per gli aerei da combattimento. Sono solo dei burattini nelle mani di Finmeccanica, Eni, Fincantieri, dei produttori di armi che spingono verso il grande affare: un intervento militare per ridare slancio ai loro profitti.
Poi lo storico scriverà “ furono i grandi gruppi industriali a volere la guerra”. Lo hanno già scritto per la seconda guerra mondiale, lo scriveranno ancora, impotenti … , su un’altra montagna di morti.
Chi può fermarli? Il popolo cristiano che è per l’amore universale? No, li convinceranno che combattono per la loro civiltà cristiana. I piccoli e medi imprenditori? No, conquistare nuovi mercati può far da volano ai loro affari. La gioventù disoccupata? Le diranno che la guerra può essere un’occasione di lavoro. Non parliamo di tutta quella piccola borghesia miserabile che verrà attirata dalla grande avventura di combattere e morire per la patria.
Chi può fermarli? Solo quei milioni di schiavi industriali che nelle fabbriche e nei campi di ogni paese conoscono chi è il padrone, coloro che hanno combattuto e combattono contro il proprio governo, coloro che, se devono fare una guerra, pensano che è mille volte più ragionevole rivolgere le armi contro il proprio padrone piuttosto che contro un qualunque altro schiavo straniero.
In molti paesi gli schiavi sono in movimento, subiscono bombardamenti e arresti, vengono assassinati per strada, ma non si fermano. Negli stessi USA gli operai non accettando differenti paghe per uno stesso lavoro e scrivono sulle loro bandiere uguaglianza. Nella vicina Francia gli operai manifestano quanta rabbia e quanta forza possono esprimere: due grandi manager con i calzoni in mano scappano scavalcano le reti con un balzo felino.
Nel paese del venditore di pentole, in Italia, una grave malattia ha infettato noi operai: l’opportunismo. I nuovi assunti hanno meno diritti? È un loro problema. I salari sono bassi? Meno male che almeno c’è il lavoro. La fabbrica vicina chiude? Fortunatamente non tocca a noi. I Tornado italiani radono al suolo case con i rispettivi abitanti “ terroristi”? Noi preferiamo non vedere o schierarci con questo o quel governo imperialista come se fossero delle squadre di calcio. Padroni, partiti politici e dirigenti sindacali hanno lavorato bene, l’opportunismo nelle fila degli operai ha funzionato bene, noi operai oggi siamo una massa dispersa e individualizzata, una nullità politica, della gente incapace di iniziare qualunque elementare movimento di resistenza. Come siamo messi oggi, ci possono portare al macello di una guerra fra padroni, come delle pecore al guinzaglio.
Il momento di mettere fine a questo stato di cose è maturo, non può più essere rimandato. La coalizione degli operai e di tutti gli schiavi salariati va ricostituita dalle fabbriche ai cantieri.
Dall’essere una nullità politica dobbiamo diventare una potente forza politica, la società fondata sul nostro sfruttamento è fallita, sta in piedi solo perché noi operai non osiamo attaccarla, per attaccarla e liberarci da una vita da schiavi ci vuole un nostro partito indipendente, battere l’opportunismo vuol dire iniziare a costruirlo.
Partito Operaio
16 OTTOBRE 2015
Opportunismo
DA DISTRIBUIRE ALLE FABBRICHE
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