QUANTO VALE UNA VITA?

RIFLESSIONI SULLA VICENDA PARIGINA, NELL’EPOCA DELLA (DIS)INFOMAZIONE GLOBALE. Della vicenda parigina si sta parlando fin troppo in questi giorni, la retorica si spreca, gli intellettuali ben pagati svolgono bene il loro compito. Il patriottismo e l’orgoglio di appartenere alla “ civiltà” con la C maiuscola sono serviti a pranzo e cena e in tutte le ore della giornata. Non voglio cavalcare la retorica del momento, ma suggerire degli spunti di riflessione sulla manipolazione informativa, operata dai media ufficiali. È proprio vero questo sistema si regge sempre più sulla distorsione dei fatti e il condizionamento del pensiero. QUANTO VALE UNA […]
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RIFLESSIONI SULLA VICENDA PARIGINA, NELL’EPOCA DELLA (DIS)INFOMAZIONE GLOBALE.

Della vicenda parigina si sta parlando fin troppo in questi giorni, la retorica si spreca, gli intellettuali ben pagati svolgono bene il loro compito. Il patriottismo e l’orgoglio di appartenere alla “ civiltà” con la C maiuscola sono serviti a pranzo e cena e in tutte le ore della giornata. Non voglio cavalcare la retorica del momento, ma suggerire degli spunti di riflessione sulla manipolazione informativa, operata dai media ufficiali. È proprio vero questo sistema si regge sempre più sulla distorsione dei fatti e il condizionamento del pensiero.

QUANTO VALE UNA VITA?

È l’aspetto più sconcertante della vicenda parigina. Per più di quattro giorni siamo piombati nel lutto, negli innumerevoli minuti di silenzi, i palinsesti delle televisioni e delle radio sono stati sconvolti sospendendo le trasmissioni d’intrattenimento. I morti di Parigi sono stati da subito appellati come PERSONE, esseri umani, di loro sono state raccontate le vite e le virtù, per ricalcare la barbarie di essere stati uccisi nell’esercizio della loro quotidianità. Le migliaia di morti del mediterraneo, magari scampati ai bombardamenti, anche, di aerei francesi, sono stati appellati come immigrati, clandestini, profughi mai come persone o esseri umani. Delle entità astratte, prive di vissuto, famiglia di storia personale. Esattamente come facevano i tedeschi con gli Ebrei. Solo chi fa parte della Civiltà possono essere appellati come PERSONE, al di fuori di quest’ambito i morti sono SEMPRE individuati con aggettivi, fateci caso. Ma gli intellettuali tengono a precisare che le vite hanno lo stesso valore. Balle. Vuoi mettere la morte di un francese con una di un siriano, negro, o mussulmano? I nazisti avevano le idee chiare sul valore delle vite, per ogni tedesco ucciso dovevano morire almeno dieci nemici. Con quanti morti sono stati vendicati i tremila morti delle torri gemelle? Forse con molte centinaia di migliaia, non è dato di sapere con precisione. Quante vite saranno sacrificate per vendicare i morti di Parigi? Non lo sapremo mai.

QUALE TERRORISMO.

È il termine più inflazionato in questo periodo. Gli intellettuali irreggimentati hanno le idee chiare, i terroristi sono chi semina il terrore e se la prendono con persone che nulla hanno a che vedere con la guerra. Ma essere dilaniato da una bomba sganciata da un aereo o da un Kamikaze fa qualche differenza? Che cosa centravano i civili iracheni con le Torri Gemelli, perché sono stati bruciati vivi con il fosforo bianco? Sono i vincitori che scrivono la storia, e sono loro che decidono chi è terrorista. Se l’lSIS entrasse in affari con i russi, gli americani o gli europei smetterebbe di essere un’organizzazione terroristica. Per inciso non giustifico nessun terrorismo, neanche quello delle bombe sganciate dagli aerei. La guerra dei padroni serve solo per fare profitti con la distruzione e la successiva ricostruzione. Guerra alla guerra dei padroni.

CHI E’ RESPONSABILE.

È un altro luogo comune particolarmente diffuso di questi tempi, nessuno è responsabile di ciò che è avvenuto a Parigi, i terroristi colpiscono degli innocenti. Come non si può essere corresponsabili se il proprio governo bombarda un paese straniero, senza protestare? Come si può accettare la violazione del diritto internazionale, primo fra tutti l’autodeterminazione dei popoli? Come si può accettare che poche nazioni si ritengono i padroni del mondo e violino a loro piacimento gli spazi aerei e sgancino bombe, senza avere nessuna ritorsione? Come si può accettare la soluzione armata come unica opzione delle controversie internazionali? In verità manca un movimento operaio internazionale che ponga l’obiettivo del superamento di un sistema economico basato sul lavoro salariato. Questo sistema ha bisogno delle guerre per sostenersi, bisogna avere coscienza di ciò.

LA DISINFORMAZIONE FATTA SISTEMA.

Come ho detto prima questo stato di cose si basa sulla distorsione delle informazioni, che è peggiore della mancanza d’informazioni: ci giungono immagini di città distrutte come se fossero disabitate, ci dicono chi sono i buoni e cattivi ma nessuno indaga quali sono le condizioni di vita nelle aree del califfato, si propaganda l’uccisione di occidentali da parte degli integralisti islamici, ma nessuno conosce gli effetti dei bombardamenti. In queste condizioni bisogna avere l’onestà intellettuale di non esprimere dei giudizi precostituiti.

Solo “quei milioni di schiavi industriali che nelle fabbriche e nei campi di ogni paese conoscono chi è il padrone, coloro che hanno combattuto e combattono contro il proprio governo, coloro che, se devono fare una guerra, pensano che è mille volte più ragionevole rivolgere le armi contro il proprio padrone piuttosto che contro un qualunque altro schiavo straniero”,

Com’è detto nel documento del partito operaio può essere la soluzione e bisogna lavorare in tal senso.

PIERO DEMARCO

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