Caro Operai Contro,
niente scioperi, niente lotta, niente mobilitazioni, nonostante Italcementi non abbia ritirato le centinaia di licenziamenti programmati. Le burocrazie sindacali sono impegnate per allungare i tempi dell’agonia pre-licenziamento. Operai se non ci facciamo sentire, ci portano al macello, mansueti come il pio bove.
Ieri si è tenuto a Roma l’incontro tra Italcementi e sindacati, in vista dell’incontro ufficiale al ministero del Lavoro del 3 dicembre. Dobbiamo assolutamente opporci ad un altro incontro-manfrina, utile solo a trovare lo zuccherino per far passare i licenziamenti. Ti mando l’articolo dell’Eco di Bergamo.
Ciao un operaio già passato da questa storia
In vista dell’appuntamento al ministero del Lavoro in programma il 3 dicembre, in cui sul tavolo dovrebbe approdare una proposta unitaria sulla richiesta di cassa integrazione, le parti hanno convenuto di incontrarsi nuovamente il 2 per definire il quadro. Da qui a giovedì prossimo, comunque, altri soggetti lavoreranno dietro le quinte per portare a casa un accordo che tuteli il più possibile i lavoratori del colosso del cemento. Tra questi anche i parlamentari bergamaschi, che nei primi giorni della settimana dovrebbero trovarsi con i sindacati.
Sul fronte più tecnico, dall’incontro (iniziato alle 10 di mattina e, fra interruzioni e riprese, durato fino alle 17) sono emerse due sostanziali novità. Tra le ipotesi resta quella di ridurre i numeri dei dipendenti della sede di Bergamo coinvolti nella cassa integrazione straordinaria. Inizialmente, infatti, l’azienda aveva ipotizzato una richiesta di Cigs per un massimo di 1.080 persone, che desse ampia copertura anche ai 680 lavoratori della sede di via Camozzi. Per quanto riguarda i lavoratori delle cementerie di Sarche, Salerno e Castrovillari, in fase di trasformazione in centri di macinazione, tra le ipotesi ci sarebbe quella di chiedere una cassa non più per cessazione, ma per riorganizzazione. Andrebbero così a rientrare nel «gruppo» dei dipendenti della sede di Bergamo e delle cementerie principali per cui è previsto appunto l’ammortizzatore sociale che ha come causale la riorganizzazione.
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