Caro Operai Contro,
per 15 anni c’è tanto di contratto, per il profitto benedetto: “il canone d’affitto è così determinato»: all’abbazia vanno 15 centesimi per ogni litro di birra venduto, 2,5 euro per ogni pernottamento, un euro per ogni «coperto» e 20 centesimi per ogni biglietto d’ingresso; naturalmente, «per i monaci appartenenti all’abbazia di Montecassino l’ingresso sarà sempre libero».
Da Varsavia sono arrivate le proteste ufficiali, tanto che a Natale c’è stata la chiusura. Niente affari. Ma solo per pochi giorni. Poi per 15 anni a ruota libera, senza Babbo Natale ma col profitto assicurato.
L’indignazione dell’ambasciata polacca, non ha ottenuto altro dal ministero degli esteri italiano, chiamato in causa per l’oltraggio al più importante sito di “memoria polacco in Italia”. Ci sarà solo la sospensione per il periodo natalizio.
Per il resto il Vaticano, padrone dell’abbazia, ha in mano tanto di contratto con le percentuali che gli spettano, delle entrate derivanti dal birrificio, dai pernottamenti, dai coperti, dal mercatino. Come precisa qui sotto l’articolo del Corriere della Sera.
Saluti da Portici.
L’articolo del Corriere della Sera
Montecassino, l’abbazia e quel contratto per birrificio e ristoro
Dopo le proteste di Varsavia chiude il Villaggio di Natale
Il contratto parla chiaro, articolo 9, «il canone d’affitto è così determinato»: all’abbazia vanno 15 centesimi per ogni litro di birra venduto, 2,5 euro per ogni pernottamento, un euro per ogni «coperto» e 20 centesimi per ogni biglietto d’ingresso; naturalmente, «per i monaci appartenenti all’abbazia di Montecassino l’ingresso sarà sempre libero». Per spiegare «l’affare» bastano forse le parole usate dalle associazioni che si sono battute per chiudere il «Villaggio di Natale» sorto su un’area che è un pezzo – valoroso e insanguinato – di storia europea: «È come se si mettessero bancarelle sulla sabbia di Omaha Beach, in Normandia». Dopo tante proteste il «Villaggio» chiuderà lunedì: per i successivi quindici anni, però, il progetto andrà avanti. Senza addobbi di Natale ma con birra, coperti e pernottamenti. Siamo a Montecassino, e l’abbazia è la stessa nella quale la Guardia di finanza, un mese fa, ha sequestrato all’ex abate Pietro Vittorelli la bellezza di mezzo milione, preso dall’8 per mille e speso, forse, in modo non caritatevole. Stavolta, certo, è tutto diverso. L’ambasciata polacca si è «indignata», e nella protesta inviata al ministero degli Esteri ha spiegato che è stata colpita «la dignità del più importante luogo di memoria polacco in Italia». Ma anche «la dignità della storia europea», dicono i ragazzi della zona che si sono battuti per chiudere il «villaggio di Natale» all’Albaneta, sorto dopo l’accordo tra l’abbazia e l’imprenditore Daniele Vittorio Miri. Il quale, dopo giorni passati in «trincea», annuncia che il Mercatino, «che ha rispettato tutte le regole e che dava incassi in beneficienza», chiuderà lunedì «in accordo con l’ambasciatore polacco Tomasz Orlowski». E dopo, cosa accadrà? «Tutto come previsto». L’Albaneta è territorio «sacro» per molti popoli: dai polacchi, che proprio qui hanno il cimitero dei caduti e i monumenti che ricordano il sacrificio dei loro 1.052 soldati, a tutti quelli che sono morti nei tentativi di sfondare la linea Gustav, sbarramento tedesco nell’Italia centrale. Ed è proprio qui che avevano allestito il Villaggio con la casa di Babbo Natale, animali finti, un cartello per trovare il «bosco incantato». Ma comunque sempre qui, da gennaio, partirà l’affare vero e proprio: con, da contratto, «produzione e commercio di birra artigianale, un’azienda agricola con fini di fattoria didattica, punto di ristoro e alloggio agrituristico».Il sindaco di Cassino, Giuseppe Petracone, non si dà pace: «Non abbiamo rilasciato alcuna autorizzazione. L’Albaneta è un’area di assoluto pregio storico e naturalistico, sottoposta a vincoli» Gli ettari interessati sono 260: sull’obelisco, alla quota «593», è inciso che i soldati «sono morti per la loro e la nostra libertà». L’altro giorno al cimitero polacco c’era anche la figlia del generale Wladyslaw Anders, Anna Maria, che uscendo si è detta «inorridita» dallo spettacolo circostante. «Ma l’area dedicata alla memoria del popolo polacco ricade, al massimo, per un 20 per cento sul nostro territorio – precisa Miri – E il progetto futuro prevede la valorizzazione delle antiche masserie. L’accordo con l’abbazia è per 15 anni». L’abate di Montecassino, Donato Ogliari, ha detto qualche giorno fa che sorgerà un’«agrifarm, non un caseificio» e che le polemiche, per lui, erano frutto di «equivoci, strumentalizzazioni, invidiuzze». Fatto sta che ieri lo stesso abate e l’ambasciatore Tomasz Orlowski hanno deciso di chiudere il villaggio. «Nei prossimi incontri concorderemo con l’ambasciata polacca anche altri aspetti del progetto futuro», garantisce Miri. Quello che, con fattoria e birra, durerà quindici anni: proprio nello stesso territorio, vicino al cimitero polacco e su un pezzo di storia d’Europa, valorosa e insanguinata.
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