RENZI IL PIAZZISTA DELL’IMPERIALISMO ITALIANO

Redazione di Operai Contro, Renzi è volato in Africa con una delegazione di padroni italiani. L’obbiettivo è uno solo: rubare materie prime e imporre lo sfruttamento dei padroni italiani   Un lettore   da http://www.huffingtonpost.it/giulia-belardelli/ Un occhio all’energia – e in particolare alle tensioni sul petrolio nigeriano – e l’altro rivolto alla campagna elettorale per il seggio italiano all’Onu. È attorno a questi due filoni che si svolge il viaggio di Matteo Renzi in Nigeria, Ghana e Senegal, la terza visita in Africa sub-sahariana dal suo insediamento a Palazzo Chigi. Da lunedì a mercoledì il premier guiderà una delegazione […]
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Redazione di Operai Contro,

Renzi è volato in Africa con una delegazione di padroni italiani.

L’obbiettivo è uno solo: rubare materie prime e imporre lo sfruttamento dei padroni italiani

 

Un lettore

 

da http://www.huffingtonpost.it/giulia-belardelli/

Un occhio all’energia – e in particolare alle tensioni sul petrolio nigeriano – e l’altro rivolto alla campagna elettorale per il seggio italiano all’Onu. È attorno a questi due filoni che si svolge il viaggio di Matteo Renzi in Nigeria, Ghana e Senegal, la terza visita in Africa sub-sahariana dal suo insediamento a Palazzo Chigi. Da lunedì a mercoledì il premier guiderà una delegazione composta, tra gli altri, da Cdp, Sace e Confindustria e di imprese, tra cui Eni, Enel e Trevi. Si tratta del primo viaggio preparato dal viceministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda, che è stato in Ghana a dicembre.

In una Nigeria ancora sotto shock per l’ennesima strage ad opera di Boko Haram, il premier non potrà che affrontare i temi del terrorismo, della sicurezza internazionale e dell’immigrazione, tanto più in vista del possibile contributo italiano a una missione internazionale in Libia. Ma i colloqui con il nuovo governo nigeriano si concentreranno soprattutto sull’energia, che rappresenta la ricchezza principale – anche se finora mal sfruttata – del Paese.

Renzi sarà il primo leader internazionale ricevuto dal presidente nigeriano Muhammadu Buhari dal suo insediamento. L’incontro potrebbe essere l’occasione per fare il punto con il nuovo presidente nigeriano sulla vicenda rimasta in sospeso del giacimento Opl 245, acquistato da Eni e Shell per 1,3 miliardi di dollari e poi finito al centro di una inchiesta internazionale per corruzione. Il caso è ricostruito in un articolo dell’Espresso del 26 gennaio scorso:

“Sul caso indagano le autorità di tre Paesi: Italia, Regno Unito e Nigeria. In sintesi, gli inquirenti stanno cercando di capire perché gran parte del miliardo e 300 milioni di dollari pagati nel 2011 da Eni e Shell per accaparrarsi il giacimento sia finito, invece che nelle casse del governo nigeriano, in quelle dell’ex ministro del petrolio locale, Dan Etete”.

Nella sua campagna elettorale Buhari puntò molto sulla lotta alla corruzione e alle ruberie. Ora, secondo il quotidiano locale Premium Times, citato da L’Espresso, il neo presidente starebbe pensando a riappropriarsi dell’ Opl 245, uno dei giacimenti più ricchi del Paese.

“La ricostruzione del giornale nigeriano si basa sulla lettura di un rapporto scritto da Mohammed Diri, il direttore della pubblica accusa (Dpp), e richiesto dalla Procura federale e dal ministro della Giustizia, Abubakar Malami. Quest’ultimo è stato infatti incaricato dal governo di fornire un parere sul caso dell’Opl 245 […].Il documento richiesto dal governo nigeriano, secondo quanto riferisce Premium Times, consiglia a Buhari di annullare l’accordo con cui Eni e Shell sono diventate proprietarie del blocco Opl 245. Per la compagnia italiana, così come per la Shell, sarebbe una pessima notizia, visto che quel giacimento è costato, appunto, oltre 1 miliardo di dollari”.

L’Eni, che si è sempre dichiarata “estranea ai flussi finanziari successivi alla corresponsione del pagamento fatto al governo nigeriano in cambio del rilascio della licenza Opl245”, ha fatto sapere di non essere a conoscenza “di alcuna informazione ufficiale in merito a quanto riportato da media nigeriani in relazione alla vicenda”.

Il tour africano, come fa notare l’Unità, rientra anche nell’ambito della campagna dell’Italia per l’elezione al Consiglio di sicurezza Onu per il biennio 2017-2018. Il premier italiano punta a quel seggio fin dall’inizio del suo mandato. Il motivo è semplice: entrare nel Consiglio di sicurezza significa conoscere di prima mano tutti i più importanti dossier internazionali, poter partecipare alla scrittura delle risoluzioni e acquisire quindi potere negoziale anche con gli altri paesi non rappresentati al palazzo di Vetro. Per Renzi la partita Onu rappresenta una “priorità assoluta”, come ha detto alla Conferenza degli ambasciatori a fine luglio: “Vorrei che tutti voi sentiste questa come una priorità assoluta. Questa non è la battaglia di un singolo governo, ma di un intero Paese”.

Dopo la tappa in Nigeria, lunedì stesso Renzi volerà in Ghana, dove in serata è in programma l’incontro con il presidente John Dramani Mahama, ricevuto a palazzo Chigi nel luglio scorso. Ad Accra si dovrebbero affrontare anche temi commerciali, e di interesse per le aziende italiane, come quelli legati alla riattivazione di una importante ferrovia determinante per i commerci ghanesi. Il Ghana, dove a dicembre Carlo Calenda è stato per una missione preparatoria, è uno tra paesi più aperti dell’Africa agli investimenti esteri: nei primi otto mesi del 2015 l’export italiano è salito del 30%. Qui l’appuntamento più atteso, dopo una visita al mausoleo del primo presidente e leader dell’indipendenza Kwame Nkrumah, sarà l’intervento al Parlamento ghanese previsto per martedì mattina.

Sempre il 2, Renzi si sposterà in Senegal dove è subito in agenda l’incontro con il primo ministro Mohammed Dionne, cui in serata farà seguito quello con il presidente Macky Sall, che Renzi aveva già incontrato in Italia. Oltre che affrontare temi come energia (con i recenti sviluppi per lo sfruttamento di un giacimento off shore nel Paese), migrazioni e sicurezza, Renzi in Senegal ha in calendario un intervento a un seminario sullo sviluppo economico e sociale finanziato dalla Cooperazione italiana. Il tour africano si concluderà mercoledì con un intervento all’università Cheikh Anta Diop. “Una politica estera italiana degna di questo nome non può prescindere dall’Africa”, aveva scritto lo stesso Renzi su Facebook dopo Nairobi. L’obiettivo di questa terza missione – dopo quelle in Angola, Mozambico e Congo-Brazaville nel 2014 e in Kenya ed Etiopia nel 2015 – è di dimostrare che Roma fa davvero del rapporto con l’Africa una priorità, e di stimolare i governi africani a tenerne conto nei momenti opportuni.

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