Caro Operai Contro,
Putin fino al 2013, cioè prima del crollo del prezzo dell’energia, usava come una delle armi della sua rapina imperialista, il prezzo differenziato nella vendita di petrolio e gas, a secondo degli interessi e della posizione geopolitica di ogni paese europeo, da tenere sotto ricatto per concludere con ciascuno di loro “buoni affari”, alle condizioni volute da Putin stesso.
I prezzi che Putin fino al 2013 tramite Gazprom applicava, (per ogni mille metro cubi di gas), variavano enormemente da un paese all’altro, dai 166 dollari chiesti alla Bielorussia, ai 526 dollari chiesti alla indisciplinata Polonia, avamposto del nemico da quando è entrata nella Nato e nella Ue.
Le ritorsioni europee sulla Russia per l’invasione dell’Ucraina e della Crimea e gli scenari internazionali mutati, hanno costretto Putin a dimezzare il prezzo del gas russo, ed il suo imperialistico ricatto energetico, è per ora in forte sofferenza.
Gas e petrolio estratti in Russia e commercializzati all’estero, erano fondamentali per la vita e l’economia di quel paese. Stante l’attuale situazione internazionale, i prezzi energetici di questo mercato non risaliranno, perciò Putin si è dato da fare per il controllo di altri mercati dell’energia.
Qualora i paesi arabi tagliassero la produzione di greggio per alzare il prezzo alla vendita, lo farebbero stando attenti a non perdere le proprie quote di mercato. Inoltre, i paesi arabi (ma non solo loro), vogliono capire fino a che punto Putin, dopo l’intervento militare in Siria, vorrà come contropartita, non solo poter decidere con Assad, (se questi resterà al potere), il prezzo sul mercato del petrolio siriano, ma soprattutto, fino a che punto Putin vorrà un ruolo decisivo sul controllo del transito di tutto il petrolio ed il gas che, prodotto dai paesi di quella regione, da sempre transita in Siria per andare verso il mediterraneo. Un transito dal quale Putin intende riscuotere “dazio”, se necessario dando fuoco alle micce della flotta russa nella base siriana di Tartus, rivitalizzata e potenziata nel 2013, una mossa con la quale Putin d’accordo con Assad, sbarrò l’opzione militare Usa in Siria.
Per recuperare il dimezzamento delle entrate del mercato energetico, e coprire la spesa bellica in Sira, Putin è pronto a tutto. Se la rapina imperialista del gas russo non riprenderà quota, Putin si è mosso per rapinare su altri mercati energetici. Gli scenari di rapina e di guerra sono più che mai aperti.
Saluti da un estimatore di Operai Contro
Prezzo per ogni mille metro cubi di gas russo, nel 2013 in 17 paesi dell’Europa.
Bielorussia 166 dollari
Armenia 166 dollari
Moldavia 368 dollari
Olanda 371 dollari
Germania 379 dollari
Finlandia 385 dollari
Ungheria 391 dollari
Francia 394 dollari
Austria 397 dollari
Italia 440 dollari
Grecia 478 dollari
Ucraina 485 dollari
Danimarca 495 dollari
Lituania 500 dollari
Bulgaria 501 dollari
Rep. Ceca 503 dollari
Polonia 526 dollari
Fonte: Corriere della Sera del 31 gennaio 2016
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