CONTRATTO NAZIONALE DEI METALMECCANICI

Redazione, Il tavolo per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici sta diventando come il palcoscenico di una commedia dell’assurdo. Negli ultimi due incontri del 21 e 28 gennaio, infatti, le parti al tavolo hanno ribadito le loro distanze sul merito, che non sono indifferenti, in particolare sul salario, che in definitiva, a quel tavolo, è il vero scoglio da superare con la pretesa di Federmeccanica che gli aumenti vadano soltanto a quella minima parte di metalmeccanici che hanno nient’altro che la paga minima in busta paga. Nessuna delle parti si è mossa dalla propria posizione, come era prevedibile […]
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Redazione,

Il tavolo per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici sta diventando come il palcoscenico di una commedia dell’assurdo.

Negli ultimi due incontri del 21 e 28 gennaio, infatti, le parti al tavolo hanno ribadito le loro distanze sul merito, che non sono indifferenti, in particolare sul salario, che in definitiva, a quel tavolo, è il vero scoglio da superare con la pretesa di Federmeccanica che gli aumenti vadano soltanto a quella minima parte di metalmeccanici che hanno nient’altro che la paga minima in busta paga.

Nessuna delle parti si è mossa dalla propria posizione, come era prevedibile d’altra parte. Eppure, nonostante quelle che all’apparenza sembrano distanze difficilmente recuperabili, si è definito un fitto calendario di incontri da qui al 15 marzo (tutti in ristretta!) per discutere nel merito di tutti i singoli aspetti previsti da tutte le piattaforme, compresa quella di Federmeccanica.
Di fatto siamo già dentro al tanto evocato nuovo modello contrattuale! Quello in cui sono i padroni a presentare le piattaforme per il rinnovo del contratto e i sindacati, seduti al tavolo, le discutono.
Guarda caso, si affronterà il punto più dolente, cioè il salario, alla fine, dopo che in qualche modo si sarà cercata una quadra sugli altri aspetti, sanità integrativa, formazione e organizzazione del lavoro, su cui per larga parte, le tre piattaforme si avvicinano clamorosamente.
Il punto rischia di non essere nemmeno il fatto che alla fine del percorso sia Federmeccanica a ritirare la sua richiesta sul salario o i sindacati a mandarla giù o il contratto nazionale a saltare per aria. Comunque sia, in questo quadro di immobilità, quello che ne uscirà rischia di essere un contratto nazionale – vecchio o nuovo – privo di sostanza, che demanda salario e diritti alla contrattazione aziendale, consegna le condizioni di lavoro al ricatto e trasferisce, in un modo o nell’altro, il salario al welfare. La rigidità di Federmeccanica potrà anche dipendere, come si dice in Fiom, dal fatto che il suo presidente Storchi si candidi o meno alla guida di Confindustria, cosa che sapremo nei prossimi giorni. Ma c’è da riflettere se peserà di più in questa ipotetica candidatura ottenere di avere aumenti salariali soltanto per chi ha la paga base (cosa che in effetti non ha chiesto nessuna delle altre categorie imprenditoriali) o piuttosto il fatto di aver fatto rientrare il sindacato comunque più combattivo degli ultimi decenni, la Fiom, in un contratto nazionale in piena linea con la nuova fase. D’altra parte, la Fiom non sta facendo mistero di volere un contratto nazionale, non proprio a tutti i costi, ma quasi, ne è prova la piattaforma con cui si è presentata al tavolo.
E infatti, sono tutti lì, a contrattare. Sul palcoscenico di questo rinnovo dell’assurdo, dove viene il dubbio che davvero si aspetti Godot.

Un delegato FIOM

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