da controlacrisi.org
Presidi non-stop ai cancelli, ‘rinforzi’ sindacali da fuori Modena, ultimatum dal Comune, petizioni, nuove mobilitazioni. La lotta dei facchini della Castelfrigo va avanti. Monta l’indignazione ormai in tutta l’Emilia centrale contro “lo sfruttamento” dei lavoratori nel settore della macellazione delle carni. Altre iniziative di solidarieta’ proseguiranno anche nei prossimi giorni, a cominciare dalla partecipazione dell’intero direttivo della Filt-Cgil di Modena martedi’ 16 febbraio davanti ai cancelli di Castelfrigo.
Durante l’assemblea di un paio di giorni fa davanti ai cancelli dell’azienda a Castelnuovo Rangone, ormai l’epicentro della protesta, e’ stato preannunciato l’invio all’azienda di via Allende e alle cooperative con cui collabora, Ilia e Work Service, di una petizione con la richiesta di “allontanare i capireparto che utilizzano offese, urla, soprannomi offensivi, allontanamenti punitivi, cambi di mansione punitivi”.
Dal 25 gennaio la serie di scioperi e presidi è praticamente ininterrotta. E le varie occasioni di confronto non hanno portato a nulla. Il Comune di Modena, per iniziativa del suo neo assessore al Lavoro Andrea Bosi, picchia duro a sua volta: “Il confronto tra le parti coinvolte non e’ piu’ rinviabile. È necessario mettere di fronte tutti i soggetti coinvolti per una corretta definizione, si spera il piu’ possibile condivisa, di regole puntuali che, salvaguardando i lavoratori e la loro condizione di lavoro, permettano alle imprese di qualita’ di rimanere nel mercato”. E per qualita’ “non deve intendersi solamente la qualita’ del prodotto, ma anche quella dei contratti applicati alla lavoratrici e ai lavoratori nonche’ alle condizioni generali di lavoro all’interno dello stabilimento”, chiosa l’assessore Sel. Il quale ritiene quindi che le richieste dei sindacati siano giuste: “Non e’ accettabile, sotto nessun profilo, assistere a condizioni di lavoro che possono essere intese al limite dello sfruttamento, come anche i recenti servizi televisivi hanno evidenziato”, segnala Bosi.
È la segretaria nazionale Filt-Cgil Giulia Guida a sollecitare “un intervento specifico della politica sul sistema degli appalti nel facchinaggio”, commentando: “Quello della Castelfrigo e’ l’ennesimo caso di appalto a cooperative dove le condizioni di lavoro sono indecenti, non vengono applicati i contratti nazionali di riferimento e nel cambio appalto non e’ prevista la clausola sociale”. Sta di fatto che continuano a essere respinte le richieste sindacali di “un nuovo sistema di relazioni” basato sul riconoscimento di una rappresentanza sindacale di sito, una corretta applicazione contrattuale nonche’ sulla cosiddetta “clausola sociale”, ovvero la conservazione del posto di lavoro in caso di cambio appalto.
Nei giorni scorsi una delegazione della Flai-Cgil di Parma ha manifestato sul posto la propria vicinanza ai lavoratori modenesi in lotta. “La vertenza Castelfrigo e’ la punta di un iceberg”, dicono i parmensi ricordando che sono anni che denunciano a riguardo: “La proliferazione di false cooperative e di societa’ dedite alla somministrazione illecita di personale e’ uno dei principali problemi della filiera delle carni. Lavoratori sfruttati, senza le corrette applicazioni contrattuali, praticamente schiavi, sono la conseguenza di imprenditori senza scrupoli che operano- bastona il sindacato- con metodi da rapina, danneggiando il tessuto sociale e tutta la filiera nel suo complesso. Le imprese finalmente lo stanno comprendendo e a Parma in diversi casi sono stati sottoscritti accordi che prevedono l’assunzione diretta del personale utilizzato”.
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