Operai dell’Italcementi,
sono già passate 2 settimane da quando il nuovo padrone ha chiesto 5 settimane di cassa integrazione a zero ore, per il fermo del forno di Calusco. Il sindacato non ha mosso un dito, e domani andrà a nome vostro col cappello in mano, all’incontro col Ministero a Roma. Senza iniziative di lotta e mobilitazioni, i tavoli sanciscono la volontà dei padroni.
L’unica mossa che ha fatto il sindacato è stata – in attesa dell’incontro di Roma – richiedere un incontro (col cappello in mano) a livello provinciale in Confindustria a Bergamo.
Come sempre questo sindacalismo si preoccupa del “calo delle vendite”, lamentato dal padrone, ma non dice niente sui profitti, sulla ricchezza prodotta dagli operai.
“Vogliamo avere precise garanzie sul sito di Calusco”, strepita un sindacalista col cappello in mano. Col sindacalismo delle “bocce ferme”, l’unica garanzia sarà che questi sindacalisti, continueranno ad avere lo stipendio a fine mese. E magari qualche extra.
Operai tocca noi suonare la sveglia tra le nostre fila! O si lotta, o si raccolgono le tessere e si restituiscono al sindacalismo dormiente.
Dopo la riorganizzazione produttiva del Gruppo Italcementi, con 6 impianti a ciclo completo in Italia, tra cui la cementeria di Calusco d’Adda, e otto centri di macinazione, dobbiamo impedire qualsiasi misura finalizzata a ridurre l’occupazione, dobbiamo respingere i licenziamenti, comunque mascherati.
Saluti da un operaio già passato da queste situazioni.
Allego un articolo dell’Eco di Bergamo
Dopo l’annuncio del fermo di 5 settimane del forno di Calusco la richiesta dei sindacati di un incontro. L’azienda: decisione necessaria per far fronte a un mercato ancora debole.
Incontro sì, incontro no. Ben prima che Italcementi comunicasse ai delegati sindacali della cementeria di Calusco d’Adda l’intenzione di fermare il forno per cinque settimane – causa calo di vendite – dai sindacati era partita una richiesta di incontro proprio sulla situazione del sito bergamasco. E se inizialmente l’azienda aveva dato disponibilità per l’11 febbraio, poi ha annullato l’appuntamento, considerando che era già in calendario un incontro a Roma per il 19 febbraio.
Ma, alla luce di quanto prospettato allo stabilimento di Calusco, i sindacati tornano a chiedere un appuntamento a livello provinciale in Confindustria Bergamo. «La questione prospettata dall’azienda non è di poco conto – spiega il segretario generale della Cisl di Bergamo, Ferdinando Piccinini – per questo è importante anche un confronto a livello di territorio». E il collega della Cgil, Luigi Bresciani, aggiunge: «Vogliamo avere precise garanzie sul sito di Calusco e chiediamo che Italcementi riveda la sua posizione rispetto al fermo del forno, che è stato un fulmine a ciel sereno». Dal canto suo, Amerigo Cortinovis, segretario generale della Uil, afferma: «Occorre valutare come affrontare la situazione rispetto a questo calo di vendite. La preoccupazione c’è, perché su tutto pesa la questione generale della vendita di Italcementi al gruppo tedesco HeidelbergCement (che a luglio ha annunciato un accordo per acquisire il 45% di Italcementi detenuto da Italmobiliare, ndr)».
Ma l’azienda smorza i toni, spiegando in una nota che «la decisione si è resa necessaria a fronte di un mercato tuttora debole e che non ha ancora trovato una sua stabilità». E ancora: «La comunicazione ai lavoratori è stata trasparente e tempestiva, nell’ambito di un normale sistema di relazioni tra direzione di stabilimento e maestranze. L’incontro del 19 febbraio a Roma servirà per dare un quadro complessivo dell’andamento del settore e in particolare per fare il punto dopo la riorganizzazione produttiva dell’azienda, che vede oggi attivi sei impianti a ciclo completo (tra cui la cementeria di Calusco d’Adda, ndr) e otto centri di macinazione».
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