Cara Redazione,
in una foto un uomo passa un bambino nel filo spinato del confine tra Ungheria e Serbia. Questa foto (sul Corriere della sera del 18 febbraio) si intitola “Speranza di vita”, ed è stata premiata dalla giuria World Press Photo Awards come “La foto dell’anno”.
Chissà se diventerà famosa come la foto del bambino annegato sulla spiaggia dopo il naufragio di un barcone di migranti, chissà se come questa verrà riproposta come una tragedia a sé stante, diversa dal dramma di milioni di migranti che muoiono per sfuggire alla fame, alla miseria, alla guerra, rovinati dalla rapina imperialista dei cosidetti paesi civili.
L’informazione della società dei padroni, suona i tasti del pietismo per cristallizzare situazioni come fossero frutto della fatalità e non conseguenze della rapina imperialista causa dell’emigrazione.
In tivù le immagini dei migranti in marcia scorrono veloci. Donne vecchi e bambini all’addiaccio, passano le notti all’aperto, o accampati nelle tende dove arrivano le ruspe a radere al suolo.
Ma qui non c’è spazio per il pietismo, né per gli scontri sulle frontiere con le forze di polizia. Solo cronaca spiccia sminuzzata in un tritatutto. Il telegiornale deve parlare d’altro e limitare le immagini di scontri, accampamenti e marce fermate da muri di filo spinato.
Per ogni notizia di scontri che trapela, quanti ne avvengono in realtà sulle lunghe frontiere innalzate negli ultimi mesi fra i paesi europei? Anche questo diventa cronaca spiccia.
Il numero dei migranti morti e feriti negli scontri non viene detto, così pure dei tanti morti per il freddo, per la fame, per la stanchezza.
Per l’omologata informazione dei padroni, i migranti sono vittime e morti di second’ordine, rispetto ai 2 italiani uccisi in Libia e i 2 liberati.
Agli ostaggi in Libia l’informazione dedica con apprensione ben altro spazio, dovizia di particolari, solleva mille dubbi e domande. Ben altra attenzione alla scopo di caricare l’opinione pubblica a sostegno del potenziamento dell’intervento armato in Libia da parte del governo italiano.
Saluti Ornella Vasca
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