è tempo che gli operai caccino dalle sedi i sindacalisti della CGIL
Il motivo è molto semplice sono al servizio dei padroni e le sedi sono pagate con i soldi degli operai
Gli operai delle altre città devono scendere in lotta con gli operai di Termoli
Un operaio di Termoli
Articolo di Fabrizio Burattini, vicepresidente del Collegio Statutario nazionale della Cgil
Ho partecipato alla riunione della presidenza del Collegio statutario nazionale della Cgil nella quale, seppure con il mio voto contrario, è stata adottata una delibera che sancisce la incompatibilità tra l’appartenenza alla Cgil e l’aver partecipato nel maggio scorso alla costituzione di un Coordinamento di lavoratrici e lavoratori FCA del Centro Sud.
Già in altre occasioni le decisioni della presidenza del CSN si sono concluse in modo non unanime e in particolare con il mio voto contrario, ma non ho mai ritenuto necessario né utile esplicitare pubblicamente i motivi del mio dissenso, sia per rispetto di decisioni comunque assunte dopo un dibattito democratico sia perché comunque quelle decisioni, seppure da me non condivise, non rischiavano di impedire la prosecuzione del confronto tra le diverse posizioni presenti nella Confederazione e nelle sue articolazioni territoriali e categoriali.
Questa volta, al contrario, ho ritenuto necessario esprimere con chiarezza di fronte a tutti le ragioni del mio dissenso perché quanto deliberato rischia di segnare in modo indelebile la nostra discussione.
Il CSN è l’organismo della Cgil a cui è affidato il potere di interpretazione dello Statuto e quello di annullare o correggere decisioni assunte da strutture del sindacato considerate irregolari ai sensi dello Statuto. Stavolta, invece, la decisione del CSN, nei fatti, mette le strutture della Fiom del Molise e della Fiom della Basilicata nella possibilità di espellere una quindicina di iscritte e iscritti, molte/i delle/dei quali rappresentanti aziendali eletti dalle lavoratrici e dai lavoratori FCA.
Questa potenziale decisione di espulsione inoltre potrebbe assere assunta da quelle strutture attraverso una semplice presa d’atto di quanto deliberato dal CSN, dunque privando quelle compagne e quei compagni di ogni possibilità di difendersi, di esplicitare le proprie ragioni, e di avere i due gradi di giudizio che l’articolo 4 dello Statuto garantisce a tutte e a tutti. In realtà potrebbero trovarsi ad essere sanzionati (peraltro con la sanzione più grave consentita dallo Statuto, cioè con la messa fuori dall’organizzazione) in maniera ancora più sommaria di chi avesse commesso atti gravi e penalmente rilevanti. Perfino chi si trovasse in stato di arresto per un procedimento penale ha diritto, giustamente, ai sensi dello Statuto ad un trattamento più garantista.
Di che cosa sono imputati queste compagne e questi compagni? Non certo di aver partecipato ben 10 mesi fa ad una riunione di un Coordinamento, ma di essersi assunti in qualità di RSA Fiom la responsabilità di non piegarsi di fronte ai ricatti di Marchionne e dei suoi capi e capetti aziendali e di aver continuato ad applicare, al di là delle decisioni del vertice Fiom, la linea di opposizione che tanti entusiasmi aveva suscitato nel 2010-2011.
Fino a qualche anno fa la Cgil, e ancor più la Fiom, si differenziavano dagli altri sindacati perché consentivano e a volte perfino valorizzavano il protagonismo dei lavoratori, degli iscritti, dei delegati. Ed è questo protagonismo che ha segnato le conquiste più importanti. Oggi, al contrario, l’iscritto modello è quello che sa solo applicare e propagandare le decisioni assunte dall’alto.
Il fatto che la Cgil e la Fiom considerino il comportamento di queste compagne e di questi compagni incompatibile con l’appartenenza alla Confederazione la dice lunga sugli orientamenti dell’attuale gruppo dirigente di queste strutture.
Se continua così, Marchionne, Renzi e compagnia possono dormire sonni tranquilli.
Condividi:
Comments Closed
Comments are closed. You will not be able to post a comment in this post.
Comments Closed