Ad un anno dal job act e dalle oltre 2mila assunzioni, qualche piccolo scricchiolio inizia ad avvertirsi negli ingranaggi della Fiat di Melfi. Non ci sono sin qui comunicati ufficiali né dei vertici aziendali né dei sindacati di categoria.
C’è una cappa di silenzi. Ma già da diverse settimane sono diminuite le auto prodotte quotidianamente sulla nuova linea, che sforna 500x e Renegade. Si è passati cioè, come fanno notare numerosi operai, dalle 430 auto prodotte ogni turno fino a gennaio, alle 405 delle ultime settimane. Un ‘calo’ da moltiplicare per i 3 turni giornalieri. Aspetto questo, che assume un peso maggiore se si pensa che nei primi mesi dell’anno, per effetto delle nuove immatricolazioni, di solito si registra una maggiore richiesta del mercato. Le flessioni si verificano, verosimilmente, più nella parte finale dell’anno. Ben non si comprende, però, se a determinare la piccola flessione sia stata la 500x o la Renegade. Ed è ancora presto anche per capire se le ‘minori’ richieste sono addebitabili al mercato europeo o a quello americano, dove, lo scorso anno, ha sfondato in modo massiccio la nuova jeep Renegade. Inoltre, a suggerire un piccolo rallentamento produttivo sono anche gli accordi sindacali dei giorni scorsi da cui emerge che la fabbrica si bloccherà, e i lavoratori resteranno a casa, per le festività pasquali, dal giovedi santo fino al martedi successivo. Mentre, sempre a detta di alcuni operai, in tempi passati e con il boom delle richieste, un fatto del genere non sarebbe avvenuto. Al punto che lo scorso anno si è lavorato “persino” la domenica delle palme e ci si è fermati solo a Pasqua e Pasquetta. Altro dettaglio che lascia presagire che qualcosa non va secondo i piani ipotizzati da Marchionne, è una strana richiesta che i vertici aziendali starebbero muovendo negli ultimi tempi ad alcuni operai, specie neoassunti. E cioè la richiesta di un’eventuale disponibilità a lasciare lo stabilimento di Melfi per trasferirsi, sia in modo momentaneo, che definitivo, in altre fabbriche italiane del Gruppo. Si parlerebbe di Torino, Castel di Sangro e Grugliasco. E il tutto giustificato con “l’opportunità di far carriera”. Quelli elencati sono tutti segnali che messi insieme spingerebbero a fare delle ipotesi. E cioè, che dopo l’accelerazione del 2015, invogliata dal job act e dagli incentivi alle assunzioni, ora si stia iniziando a rivedere le stime in casa Fiat. Dall’incondizionato ottimismo in perfetto stile Renzi, forse si sta tornando lentamente alla realtà. Quanto sia accreditabile questa ipotesi diventerà più chiaro, ovviamente, nei prossimi mesi. Per ora non si può fare altro che fiutare i segnali che arrivano dall’interno dello stabilimento Fca di Melfi. In attesa dell’ufficialità, in sintesi, ci si basa sulle testimonianze reali di chi lavora sulla linea.
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