Redazione di Operai Contro,
Il Parlamento della Repubblica dei padroni e nelle mani di parassiti super ricchi
Ora i parassiti si divertono a mettere on line le loro dichiarazioni Irpef taroccate
operai seppelliamo il capitalismo e i suoi politici
Un operaio
Sono stati pubblicati online su www.parlamento.it le dichiarazioni dei redditi del 2015 (anno d’imposta 2014) dei parlamentari e dei leader politici. Beppe Grillo passa dai 147 mila euro di reddito del 2013 (dichiarazione 2014), ai 368 mila euro di reddito complessivo dichiarato nel 2015 per l’anno di imposta 2014. Tra il 2013 e il 2014 Grillo ha tuttavia venduto una casa a Lugano che figurava (insieme ad una proprietà a Megeve in Francia, e un appartamento a Rimini e alla villa di Marina di Bibbona) tra i suoi beni.
Esordio per Giorgio Napolitano nell’elenco delle dichiarazioni online. Presidente della Repubblica fino al gennaio 2015, il senatore a vita dichiara 260.821 mila euro. Nel 2014 ha venduto delle quote sua e di sua moglie Clio di un fabbricato a Capalbio. Resta ‘al top’, come avviene già da anni, anche se diventa un po’ più povero, Antonio Angelucci, deputato di Forza Italia. L’imprenditore, patron di diverse cliniche private e editore di Libero, dichiara 3.954.097 di reddito imponibile, a fronte degli oltre 5 milioni del 2014. Tra i ‘paperoni’, figura ancora uno dei legali storici di Berlusconi, Niccolò Ghedini, il cui reddito è di 2.323.296. L’ex presidente del Consiglio Mario Monti dichiara un imponibile pari a 694.513. L’ex segretario del Pd Pierluigi Bersani dichiara 147.443, mentre Denis Verdini 85.870. Sovrapponibili le dichiarazioni dei grillini Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e Roberto Fico, che dichiarano ciascuno 98.471 euro.
Gianluca Galletti, ministro dell’Ambiente, è il più ricco del governo con i suoi 126.119 mila euro. Fanalino di coda Maria Elena Boschi, che dichiara un reddito imponibile pari a 96.568. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, figura solo al settimo posto con 107.960 di reddito imponibile, anche se rispetto alla dichiarazione del 2014 (98.961) risulta un po’ più ricco. Medaglia d’argento al ministro del Lavoro Giuliano Poletti che nel 2015 ha dichiarato 22.886 mila euro.
Marianna Madia si attesta a quota 98.471 mila euro, Enrico Costa, neo ministro della Famiglia, dichiara 116.665, Angelino Alfano 116.276, è di 101.715 mila euro il reddito imponibile del titolare della Farnesina Paolo Gentiloni, Roberta Pinotti 99.891, il Guardasigilli Andrea Orlando 98.478. Il titolare del dicastero di via XX Settembre Pier Carlo Padoan dichiara 99.427 mila euro, mentre è di 109.216 l’imponibile dichiarato da Federica Guidi. Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole si attesta a 119.450 euro, mentre Graziano Delrio a 98.726. Dario Franceschini dichiara 111.308 mila euro, Stefania Giannini 96.699 e, infine, Beatrice Lorenzin nel 2015 ha dichiarato 98.471 mila euro.
Non figura invece più Silvio Berlusconi che non ha depositato la sua dichiarazione facoltativa in quanto dirigente di partito. Berlusconi viene censito sull’anagrafe patrimoniale del Parlamento solo in quanto senatore e quindi solo ad inizio legislatura, essendo decaduto: il suo reddito dichiarato nel 2013 e riferito all’anno precedente risultava essere di 4,5 milioni di euro. Già dallo scorso anno il Cavaliere non risultava più nell’anagrafe patrimoniale del Parlamento.
Karl Zeller e Renato Brunetta detengono il podio dei capigruppo più ricchi in Parlamento. Ultimi in classifica Mario Ferrara e Ettore Rosato. Nel Transatlantico il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, risulta il più ricco, con un reddito imponibile dichiarato nel 2015 di 226.248 euro. Fanalino di coda tra i capigruppo di Montecitorio è il presidente dei deputati Pd, Ettore Rosato, con 90.949 euro. Al Senato, il ‘paperone’ dei capigruppo è Karl Zeller (delle Autonomie) con 450.150 euro. Il più povero è il presidente del gruppo Grandi autonomie e libertà, Mario Ferrara, con 80.648 euro.
Dalla dichiarazione dei redditi è escluso il computo dei rimborsi spesa (circa 7mila euro al mese, anche senza presentare ricevute e scontrini) e il cosiddetto “esercizio di mandato” (circa 1.900 euro al mese), più un rimborso spese telefoniche annuale che si aggira aui 1.200 euro. Tutto esentasse.
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