Cara Redazione,
in occasione del primo maggio “festa dei lavoratori”, la Boldrini presidente della camera dei deputati, ha lanciato il grido: “Basta con la schiavitù. Ci sono ancora donne che muoiono nei campi”. A non essere credibile è il pulpito da dove proviene la predica e i contenuti della stessa, che riconducono in pieno il ragionamento della Boldrini, dentro il sistema generale dello sfruttamento operaio. Vediamone il perché almeno in alcuni punti.
1) Una prima colossale bestemmia, consiste nella seguente dichiarazione della Boldrini: “Il Jobs act ha stabilizzato i contratti ma gli incentivi vanno resi strutturali”.
2) In primo luogo gli operai e i lavoratori assunti col Jobs act, non hanno avuto stabilizzato alcun contratto, dal momento che con l’articolo 18 è stata cancellata la giusta causa nel licenziamento, rendendo precarie le assunzioni.
3) Seconda questione: dicendo che “gli incentivi vanno resi strutturali”, la Boldrini semina l’illusione che continuando a regalare (come nel 2015) 24 mila euro ai padroni, per ogni assunto col Jobs act, si risolverebbe il problema dell’occupazione, il che come si capisce è pura propaganda.
4) Boldrini ricorda che nel 2015, ben 13 donne braccianti sono morte per fatica, per stanchezza da lavoro, come Paola Clemente che lavorava 14 ore al giorno (più le ore di viaggio), per 27 euro.
Chissà perché la Boldrini si dimentica di dire che proprio nel 2015 con l’introduzione del Jobs act, i morti sul lavoro in Italia sono aumentati del 15%.
5) Per battere la schiavitù afferma la Boldrini: “Abbiamo introdotto la confisca dei beni dei caporali, il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”. Insomma la Boldrini vuole fare la guerra solo ai caporali, non ai padroni che sfruttano la schiavitù del lavoro salariato, usando i caporali che reclutano gli schiavi e organizzano il rapporto di schiavitù nella produzione.
6) Ma, non si può separare come fa la Boldrini, la schiavitù del lavoro nei campi con i suoi morti, dalla schiavitù del lavoro nelle fabbriche, nei cantieri, e in tutti i luoghi dove, uomini e donne vengono sfruttati, e molti muoiono sfiniti dalla stanchezza, o nei cosidetti infortuni sul lavoro.
7) Ed anche non si possono chiudere gli occhi di fronte al fatto che nel 2015, “inspiegabilmente”, in Italia sono decedute 54 mila persone in più dell’anno prima, (più 9,1%), non era mai successo dal secondo dopoguerra in poi. Certo solo una piccola parte di questi sono morti propriamente e direttamente sul lavoro, ma non occorre essere scienziati per capire che, se in un anno muoiono 54 mila persone in più, le ragioni risiedono nella crescente emarginazione e povertà delle fasce sociali più deboli. Morti nell’ombra, non hanno fatto scalpore, ma quanti di loro non hanno avuto la possibilità di curarsi degnamente o alimentarsi correttamente? Morti generate da un sistema sociale che basato sulla schiavitù del lavoro salariato, crea sempre più differenze e divaricazioni sociali. Si vuole forse ignorare la casistica dei 10 milioni di persone in povertà relativa e degli oltre 6 milioni di persone in povertà assoluta, comprese le 60 mila che vivono sulla strada?
8) Alla fine Boldrini per assolvere lo Stato, con i suoi politici quali primi responsabili e garanti dello sfruttamento operaio dichiara: “Denunciare significa esporsi e noi non possiamo chiedere eroismo a chi denuncia. I sindacati devono offrire più tutela”.
Come mai i sindacati devono offrire più tutela, mentre la Boldrini non chiede la stessa cosa ai padroni ed ai politici? Evidentemente per la Boldrini i padroni ed i politici hanno già dato, loro sono a posto così!
E poi, i sindacati devono offrire più tutela? Ma quali? Quelli che sono stati zitti mentre il Jobs act veniva ampiamente annunciato, propagandato quando era in gestazione in parlamento, ed infine approvato?
Saluti Ornella Vasca
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