Redazione,
Sul rinnovo dei contratti nazionali di lavoro, in primis quello dei metalmeccanici, è calato da settimane il silenzio totale. Compreso quello dei sindacati, nella speranza di potere nicchiare sul fatto che quelle in discussione, per la prima volta nella storia della Repubblica, sono le piattaforme scritte dai padroni. Vedasi Confindustria.
La nuova droga nel mercato del lavoro, il Jobs Act di Renzi&Poletti comprensivo di incentivi fiscali (140% di sconto sui nuovi macchinari e mezzi) e decontribuzioni (per le assunzioni con contratto indeterminato nel 2015: 8060€ per 3 anni; nel 2016: 3250€ per 2 anni) ha già finito il suo effetto, peraltro neanche così potente. I dati del primo trimestre del 2016 danno in picchiata il saldo delle nuove assunzioni con contratto indeterminato (-12,9% le assunzioni e -33% di contratti cosiddetti stabili).
L’allarme suona forte anche nelle stanze di Confindustria, che ordina ai suoi di prendere carta e penna e rilanciare senza troppi giri di parole la pioggia di milioni di euro ai padroni. Così accade che si torni a parlare del taglio del cuneo fiscale, già leit-motiv del governo a guida Prodi, centrosinistra. Che a marzo del 2014, ovvero pochi mesi prima dell’approvazione del Jobs Act in un’intervista rilasciata a “Il Fatto Quotidiano” dichiarò: “Il mio governo tagliò il cuneo fiscale, proprio come vuole fare Renzi. Ma poi ci sputarono sopra”.
Confido nelle doti di veggente del professor Prodi, già capace di localizzare luoghi di sequestro durante sedute spiritiche.
Segue articolo de “Il Sole 24 Ore” di quest’oggi.
Saluti operai
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