Caro Operai Contro,
anche in Brianza arriva il Jobs act, impugnato dai padroni per licenziamenti più facili, diretti, serrate e produzioni dislocate.
Renzi ha regalato questa possibilità ai padroni.
Il sindacato lascia ogni fabbrica da sola quando viene colpita. Qualche sciopero isolato, non basta certo ad opporsi ai licenziamenti. Più dei licenziamenti, a preoccupare Luigi Panzeri della Fiom e Giovanni Gianola della Fim, sembra essere il fatto che il padrone non voglia concedere la cassa integrazione. Il licenziamento senza cassa è ancora più pesante, ma la vera gravità da combattere è il licenziamento stesso, con o senza la cassa integrazione. Il sindacalismo concertativo usa la cassa integrazione come anestetizzante delle lotte. Mandare a casa e disperdere gli operai con un sussidio parziale, educarli a non lottare e rassegnarsi al licenziamento. Basta con questo schifo.
Invertire la rotta e lottare è possibile. Dipende da noi.
Saluti operai
Estratto da: La Provincia di Lecco
Doccia gelata sui lavoratori speranzosi, il tavolo a Roma ci sarà ma servirà a poco o a nulla
La nuova proprietà austriaca di Konig-Pewag di Molteno, fabbrica di catene per neve, dice no a tutti e avvia la procedura di licenziamento collettivo per 106 dipendenti (su 127 totali), per spostare in Carinzia e Repubblica Ceca l’intera produzione, col rischio concreto che i lavoratori “che provano rabbia e dolore”, ci dicono i sindacalisti, non abbiano accesso a nessuna cassa integrazione.
«La mobilità è stata attivata venerdì scorso – commenta Luigi Panzeri della Fiom-Cgil, in una posizione condivisa anche da Giovanni Gianola della Fim-Cisl -. Il primo giugno andremo all’incontro al Mise con l’azienda che intanto manda avanti la mobilità. Ora abbiamo davanti a noi 75 giorni per trovare una risposta al dramma di una mancanza di protezione attraverso ammortizzatori sociali, a fronte di dismissione totale o parziale dell’attività».
Una nuova eredità, questa, del jobs act che esclude la possibilità di cassa straordinaria le aziende che chiudono, in questo caso per riaprire fuori confine. Allo stato attuale per i lavoratori di Molteno hanno solo diritto alla procedura di mobilità pari a un anno per chi ha meno di 50 anni e a 18 mesi per chi ne ha di più. Ora «tutto è legato a quello che potrà dire, forse, l’azienda. Ma – afferma Gianola – se continuerà a dire no sarà difficile che si aprano le condizioni per fare la cassa».
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