Redazione di Operai Contro,
gli USA per la seconda volta bruciano Falluja e tutti gli abitanti
Questa è la lotta dei terroristi USA
Stiano attenti gli USA e i loro servi che sorgerà una nuova ribellione
Un vostro lettore
A Falluja è iniziata la battaglia finale per strappare la città dal controllo dello stato islamico. Un portavoce del servizio anti terrorismo ha detto che le truppe irachene sono entrate da tre direzioni e stanno incontrando resistenza. Il comandante a capo dell’operazione, Abdelwahab al-Saadi, ha spiegato che la coalizione internazionale e l’aviazione militare irachena hanno fornito ai soldati protezione aerea. Secondo fonti locali, le forze di sicurezza irachene hanno scoperto decine di tunnel scavati dai miliziani jihadisti per fuggire dalla linea del fronte. Sinora l’offensiva lanciata il 23 maggio dalle forze irachene si era concentrata nei villaggi intorno a Falluja, nelle mani dell’Is dal gennaio del 2014.
L’offensiva. “Le forze irachene sono entrate a Falluja sotto copertura aerea da parte della coalizione internazionale, della forza aerea irachena, dell’aviazione dell’esercito e appoggiate da artiglieria e carri armati”, ha detto al-Saadi, spiegando che sono sul terreno le forze anti-terrorismo (Cts), agenti della polizia di Anbar e soldati dell’esercito iracheno. “Il Daesh oppone resistenza”, ha aggiunto.
Iraq, Falluja: l’esercito stringe il cerchio attorno all’Is
Attacco all’alba. “Gran parte” del centro di Falluja è circondato dalle forze governative ha confermato Raji Barakat, membro del Consiglio provinciale dell’Anbar, parlando all’agenzia turca Anadolu. La campagna, spiega Barakat, “ha avuto uno slancio all’alba, con le forze irachene che hanno circondato gran parte della città”. I militanti dell’Is, come ha spiegato la fonte, tentano di ostacolare l’avanzata dei governativi con mine, autobomba, razzi Katyusha e obici.
Alcune fonti hanno riferito all’agenzia Sputnik che l’esercito iracheno ha bloccato alcuni militanti dello Stato islamico che stavano tentando di fuggire dalla città su barche lungo il fiume Eufrate.
Lo scorso 23 maggio, in un discorso trasmesso alla televisione, il primo ministro iracheno Haider al Abadi aveva annunciato l’inizio delle operazioni militari e aveva precisato che nell’offensiva sarebbero stati impegnati esercito, polizia, forze dell’antiterrorismo, combattenti delle tribù locali e milizie in maggioranza sciite. Secondo il sito filocurdo di Bagdad Shafaq, in previsione dell’attacco nei sobborghi di Falluja sono stati schierati quasi 20.000 uomini.
Emergenza umanitaria. Solo poche centinaia di famiglie sono riuscite ad uscire dalla città prima dell’attacco: a Falluja secondo alcune stime si trovano ancora 50.000 civili e si teme che l’Isis li possa usare come scudi umani. Falluja é stata la prima città irachena a cadere nelle mani dell’Isis, nel gennaio 2014, sei mesi prima della dichiarazione del Califfato sul territorio conquistato in Iraq e in Siria. Insieme a Mosul, Falluja è la città irachena più importante ancora sotto il controllo degli jihadisti, dopo i recenti successi ottenuti dalle forze armate irachene.
Offensiva dei peshmerga curdi a Mosul. In contemporanea a circa 400 chilometri di distanza, i peshmerga curdi dell’Iraq hanno lanciato nuove operazioni contro postazioni degli jihadisti nella zona di Khazir, a sudest della città di Mosul, roccaforte del gruppo nel Paese. Lo riferisce il portale di notizie Rudaw. L’obiettivo dei peshmerga è liberare i villaggi curdi dalla presenza dell’Is e avanzare verso Mosul. Secondo fonti curde sono circa 5.000 i peshmerga e gli agenti delle forze della polizia militare del Kurdistan (Zeravani) impegnati nell’offensiva lanciata ieri con il supporto aereo della coalizione internazionale a guida Usa.
Il rischio di vendette confessionali. E c’è un altro motivo di preoccupazione per le forze impegnate nella riconquista di Falluja: le possibili vendette di miliziani sciiti, sostenuti dall’Iran, contro la maggioranza della popolazione sunnita, accusata in parte di essersi schierata con l’Is. Il sindaco della città, Sadun Al Shalaan ha detto che i leader tribali hanno raggiunto un accordo per impedire episodi di giustizia sommaria una volta che gli jihadisti saranno stati scacciati. Secondo Shalaan, l’accordo prevede che “non ci saranno vendette (come denunciato in altri casi ndr) e ogni sospettato (di collaborazionismo) verrà deferito alle Corti di giustizia”. Da parte sua, Hadi al Amery, uno dei leader delle milizie di volontari sciiti filo-iraniani che hanno collaborato all’accerchiamento di Falluja, ha detto che queste forze hanno accettato di non entrare in città, lasciando il compito all’esercito e alle formazioni tribali sunnite.
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