Marco Bonometti presidente degli industriali bresciani, per un pelo non è stato eletto presidente di Confindustria. La sua impresa ha un fatturato che supera i 700 milioni di euro, con 3.500 dipendenti. Nove stabilimenti in Italia e sette all’estero. Intervistato dal Corriere della sera disapprova la “concorrenza sleale” dei padroni che ricorrono al lavoro “illegale”, e quelli “furbetti” del Jobs act. Insomma Bonometti è uno di quelli che viene presentato come un capitano d’industria, salvo poi scoprire che lui sarebbe anche propenso a lasciare i metalmeccanici senza contratto.
Infatti quando la giornalista gli fa presente che: “In Germania le imprese del settore metalmeccanico hanno concesso aumenti ai dipendenti”, Bonometti risponde: “Il paragone con l’Italia non regge”. Ma perché non regge? Non è dato saperlo. Allora la giornalista gli fa notare che: “Da noi il settore metalmeccanico fronteggia un difficile rinnovo del contratto”. Bonometti risponde.: “ E sa cosa le dico? Meglio niente contratto che un accordo fatto su un modello che non tiene più”.
Che dialettica questo Bonometti! Per lui aumentare i salari è passato di moda! Dice che “è un modello che non tiene più”.
Bonometti ha le idee chiare e risponde all’intervista con soluzioni che le aziende dovrebbero adottare per affrontare la grande crisi. Lui depreca la concorrenza del lavoro illegale e del Jobs act, ma lascerebbe i metalmeccanici senza aumenti salariali e senza contratto collettivo di lavoro.
Forse Bonometti pensa al modello Marchionne: ogni fabbrica deve vedersela col proprio padrone.
Più che mai e senza aspettare c’è bisogno di rispondere con la lotta ai padroni. Come operai dobbiamo finirla con la vecchia delega ad altri.
Saluti operai
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