Pubblichiamo questo articolo perche siamo d’accordo con gran parte del contenuto. I sindacati di base, le grandi federazioni sindacali CGIL-CISL-UIL-UGL abbiamo già detto che le loro direzioni rappresentano l’aristocrazia operaia e sono al servizio dei padroni. Hanno bisogno dei padroni perché sono dei venditori della forza-lavoro degli operai. Abbiamo più volte detto che il problema principale oggi è costruire il Partito Operaio. Compito di chi si richiama al partito Operaio e smascherare i sindacalisti che fanno gli interessi dei padroni. Occorre conquistare la maggioranza degli operai alla lotta per la rivoluzione e la dittatura operaia.
La redazione di Operai Contro
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IL SINDACALISMO DI BASE HA ANCORA UN FUTURO ?
Una miriade di piccole organizzazioni rissose, guidate da segretari generali a vita (che non abbandonano lo scettro neppure quando senescenti ed abbondantemente in età pensionabile), sempre pronte alla scissione ed all’espulsione delle minoranze critiche. Questa l’impietosa fotografia del sindacalismo di base oggi.
Ad oltre trent’anni dalla nascita del movimento (negli anni ’80 con i “cobas”) l’obiettivo di creare un nuovo modello di sindacato: “di base”, democratico, partecipativo, di classe sembra abbondantemente fallito.
NUOVE BUROCRAZIE
Un fattore non piccolo della degenerazione del sindacalimo di base è data dal modello neocorporativo, che si basa sulla riscossione delle quote associative da parte dei datori di lavoro e su altre risorse (distacchi, permessi…) concesse – non certo gratuitamente – dalla controparte padronale.
Lo sviluppo del funzionariato di mestiere all’interno delle organizzazioni del movimento operaio (sindacati e partiti) era già stato notato ed aspramente criticato sul finire del 1800 dagli Anarchici.
I maggiori pensatori libertari avevano evidenziato i pericoli insiti nella nascita di un ceto di burocrati che inevitabilmente avrebbe anteposto i propri interessi di consorteria a quelli dei “rappresentati”.
Partendo da presupposti esattamente opposti il sociologo Roberto Michels nel l 1913 considerava legge sociologica generale “che ogni organizzazione militante porta in sé il germe oligarchico e che questo germe si sviluppa parallelamente allo sviluppo delle funzioni e degli organi di questa stessa organizzazione. L’assenza di una oligarchia costituita si trova soltanto in organismi appena nati o in quelli che hanno subito un arresto di crescita”.
E aggiungeva:
“Si è mai visto, nella storia moderna del sindacalismo francese, che i leader sindacali i quali, per una qualche ragione, lasciano il posto occupato – in genere con grande onorabilità – ritornino al reparto e alla fabbrica da cui sono venuti ? Giammai ! Portano a compimento l’opera di deproletarizzazione cominciata durante la loro funzione diventando bottegai o piccoli artigiani indipendenti; in breve, entrando spontaneamente nella piccola borghesia.” i.
Se i sindacalisti di CGIL CISL UIL passano dagli incarichi confederali a quelli politici (quando non confindustriali) i capi delle organizzazioni sindacali di base (evidentemente privi di altri possibili sviluppi di carriera) permangono generalmente nei loro incarichi con una longevità politica da fare invidia a Breznev.
UN QUADRO SCONFORTANTE
Se l’UNICOBAS si identifica completamente col proprio segretario generale, se USB (e prima RdB) ha sottoscritto ogni sorta di accordi capestro (tra cui l’ultimo vergognoso Testo Unico sulla rappresentanza del 10 gennaio 2014) pur di mantenere i propri privilegi, se la Confederazione COBAS non ha esitato a firmare lo stesso accordo ed a civettare con sindacati autonomi come l’ANIEF
l’Unione Sindacale Italiana, lo storico sindacato di matrice libertaria, non se la passa molto meglio. A dispetto della rotazione degli incarichi e dell’assenza del funzionariato di mestiere l’USI è stata travagliata da frequenti scissioni e fatica ad uscire da una dimensione prevalentemente ideologica.
Negli ultimi mesi stiamo assistendo ad un frenetico processo di scomposizione e ricomposizione nell’ambito del sindacalismo di base che sembra dovuto più a motivi di piccolo potere che a ragioni ideali.
Da USB è fuoriuscito un corposo nucleo di iscritti e funzionari, contestando la firma del TU ma soprattutto l’allocazione centralistica delle risorse.
Il SI.cobas ha dato avvio ad una stagione di espulsioni.
Nella CUB (ormai in pieno idillio con i fuoriusciti da USB) l’oligarchia interna tenta di imporre i propri uomini alla testa delle categorie riottose (vedi Trasporti) ed apre un congresso privo di tesi programmatiche e mirante solo alla spartizione delle posizioni di potere….
Insomma: il proletariato italiano merita sicuramente qualcosa di meglio !
Ananke
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