Redazione di Operai Contro,
i borghesi del FMI sparano cifre e piangono sulla produttività. I borghesi del FMI dicono che la produttività in Italia è a rischio per l’invecchiamento della forza lavoro. i borghesi del FMI e i padroni sono quelli che hanno applaudito la riforma delle pensioni di Fornero. L’innalzamento dell’età pensionabile nei lavori pesanti abbassa la produttività. Probabilmente il FMI e i padroni tra poco proporranno l’eliminazione degli operai anziani. Otterebbero il vantaggio di risparmiare sulle pensioni e la possibilità di sfruttare con alti livelli di produttività i giovani operai. Ma nel mondo più di 1 miliardo di giovani sono disoccupati. E’ il capitalismo che è giunto al capolinea. Perchè gli operai dovrebbero accrescere la loro produttività? Per fare aumentare la capacità di concorrenza dei padroni? Per fare aumentare i profitti dei padroni?
Un giovane operaio
dal fattoquotidiano
Cattive notizie per l’economia italiana, già in fase di stallo, arrivano dall’ultimo studio pubblicato dal Fondo Monetario Internazionale sull’invecchiamento della forza lavoro. Quel che emerge dal lavoro di tre economisti Fmi, pubblicato sul sito, è infatti che l’aumento dei lavoratori di età compresa tra i 55 e i 64 anni, dovuto in parte al mancato ricambio generazionale, rischia di costare caro alla Penisola: tra il 2 e il 4% in termini di produttività. Con conseguente perdita di circa un terzo della crescita potenziale, prevista nella migliore delle ipotesi al +1%. Peggio solo la Grecia, per la quale si profila un danno pari al 50% della crescita potenziale.
L’allarme è legato soprattutto al fatto che la forza lavoro fra i 55 e i 64 anni, secondo lo studio, aumenterà nei prossimi due decenni di circa un terzo, dal 15 al 20% del totale. Va detto però che ci sono teorie opposte sugli effetti dell’età sulla produttività. Da un lato, c’è chi sostiene che accumulare anni di esperienza renda i lavoratori più anziani più produttivi. Dall’altro salute fragile e competenze obsolete remano contro. E’ inoltre difficile generalizzare il dato, vista l’estrema differenza tra le tipologie di lavoro. Gli studi sembrano tuttavia convergere sul fatto che il picco di produttività di un lavoratore si collochi tra i 40 e i 50 anni, per poi scendere rapidamente man mano che ci si avvicina alla pensione.
In ogni caso l’invecchiamento non potrà non impattare in maniera pesante sulla crescita di produttività globale dell’Eurozona, che nel medio periodo è prevista intorno all’1% annuo. E a risentirne di più saranno proprio le economie – Italia, Grecia, Spagna e Portogallo – già colpite duramente dalla crisi e alle prese con un debito pubblico che lascia pochi margini fiscali all’azione del governo.
Sul fronte opposto ci sono Paesi come Germania o Danimarca dove gli effetti dell’invecchiamento sono quasi impercettibili, mentre in Finlandia le ripercussioni saranno addirittura nulle per via di un generale ‘ringiovanimento‘ della forza lavoro (fenomeno riscontrabile anche negli Stati Uniti). Per attenuare gli effetti di questo invecchiamento, è la conclusione del Fondo, meglio investire sulla salute dei lavoratori e su programmi di formazione, nonché abbattendo il cuneo fiscale per aumentare il reddito disponibile di chi è più vicino alla pensione.
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