Redazione di Operai Contro,
i sindacati hanno firmato con la FCA un contratto di solidarietà. 2369 operai dovrebbero rientrare con una riduzione dell’orario e del salario del 55%.
I sindacati danno una mano a Marchionne per gestire gli esuberi. 1.303 operai sono in esubero, gli operai che dunque non sarebbero più utili in base all’attuale mole di lavoro assegnata alle Carrozzerie.
Con i contratti di solidarietà azienda e sindacati spostano solo la data del licenziamento
Un operaio FCA
Repubblica
Questa volta a Mirafiori tornano al lavoro tutti gli operai della Carrozzeria. Se finora il rientro in fabbrica, per quanto limitato a pochi giorni al mese, era una questione che riguardava circa un terzo dei dipendenti, ora invece tutti quanti valicheranno i cancelli e si rimetteranno la tuta blu (che nel frattempo è diventata grigio-perla). Fca e i sindacati hanno siglato un contratto di solidarietà che consentirà a 2.369 lavoratori di rientrare, anche se a orario abbreviato. La riduzione è infatti in media del 55 per cento, ma l’azienda dovrà comunque garantire un minimo del 30 per cento di ore lavorate a ciascun dipendente.
Che il Lingotto volesse scegliere questo strumento era già nell’aria da qualche tempo. Il contratto di solidarietà non è infatti una novità nell’universo italiano di Fiat-Chrysler. A febbraio era stato utilizzato già per la Pcma di San Benigno, fabbrica della Magneti Marelli specializzata nella fornitura di componenti e colpita da un grave calo di commesse, mentre a marzo lo stesso tipo di ammortizzatore sociale era stato applicato pure alla New Holland di San Mauro, che produce escavatori nel gruppo Cnhi.
Ora Fca replica la mossa sulle Carrozzerie, anche se solo su una parte dell’organico. La misura non riguarda infatti i 1.503 addetti che si occupano di costruire la Maserati Levante, che invece continueranno a lavorare a tempo pieno. Gli altri 2.369 invece saranno in fabbrica a singhiozzo, ma a differenza del passato rientreranno tutti, anche i cassintegrati storici che non vedono la linea di montaggio da anni. Tra loro ci sono pure alcune centinaia di inidonei, più o meno gravi. Operai che a causa del logorio dei carichi di lavoro del passato non sono più in grado di svolgere tutte le mansioni. Per loro è stato creato già da tempo un mini reparto, che si occupa di allestire le cassette degli attrezzi e i componenti per agevolare le operazioni degli altri.
Dietro la scelta, però, non ci sono solo buone notizie: «I contratti di solidarietà sono un fatto positivo chi da anni è in cassa a zero ore, ma indicano anche che la crisi non è finita e che sarà importante capire quale altro investimento seguirà il Levante», riflette Federico Bellono della Fiom-Cgil. Lo strumento serve infatti per gestire in via temporanea un esubero di 1.303 lavoratori, che dunque non sarebbero più utili in base all’attuale mole di lavoro assegnata alle Carrozzerie.
La Fiom critica il fatto che la solidarietà valga solo per un terzo del reparto: «Chiediamo che con l’assestamento della produzione del Levante e un allargamento della formazione, si possa coinvolgere tutta la fabbrica, per evitare che i sacrifici ricadano solo su una parte dei lavoratori», dice Bellono. Anche dalla Uilm-Uil parte un messaggio simile: «Serve un alto grado di attenzione sulla gestione dello strumento. Bisogna creare le condizioni per garantire la continuità operativa a tutti i lavoratori», commenta il segretario provinciale Dario Basso.
Perché Fca ha puntato sulla solidarietà e non sulla cassa integrazione? Da un lato perché la “cig” non può essere chiesta all’infinito e le Carrozzerie non sono lontane dal limite massimo previsto dalle norme. Dall’altro le nuove regole hanno reso la tradizionale cassa meno conveniente di un tempo e, al contrario, il contratto di solidarietà ha pià agevolazioni di prima.
In generale, per le tute blu è meglio così perché possono lavorare meno e lavorare tutti: «Chi non è impiegato sul Levante svolgerà nelle giornate lavorative, per circa 6-7 giorni al mese, attività formative o produttive anche per settori esterni alle Carrozzerie», spiega il leader della Fim-Cisl, Claudio Chiarle. Ora, aggiunge, «abbiamo la necessità che il secondo modello su Mirafiori si metta in moto per garantire il lavoro a pieno regime per tutti».
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