Caro Operai Contro,
alla Mascioni (Va) i funzionari sindacali “sgomenti”, si arrampicano sui vetri. Lamentano che l’azienda ha reso noto la richiesta sindacale di tagliare il salario in cambio del posto di lavoro. Una richiesta che, tra l’altro, non è mai stata portata al vaglio degli operai.
Lo “sgomento” dei funzionari sindacali è forte anche perché l’azienda non rispetta il “galateo” dei tavoli. Era già al corrente del “NO”, con il quale gli operai in assemblea avevano bocciato il piano aziendale, in primis i 118 licenziamenti. L’azienda sapeva già! Non ha aspettato che il sindacato glielo comunicasse, attraverso la solennità del “tavolo”! Alla Mascioni il sindacato continua a non mettere in campo azioni di lotta, e gli operai fanno fatica a rompere con questo sindacalismo inerte. L’obbiettivo del sindacato è ora il “tavolo” regionale. Se anche questo dovesse fallire – sostiene il funzionario – “ le organizzazioni sindacali sarebbero libere di mettere in campo tutte le forma di tutela per i lavoratori. Affinchè ogni procedura venga seguita a norma di legge”. Avete letto bene! Non tutte le forme di lotta. Ma tutte “le forme di tutela per i lavoratori, affinché ogni procedura venga eseguita a norma di legge”!!!
Come se il padrone, avesse difficoltà a licenziare gli operai, “a norma di legge”! Tanto più se non trova resistenza e lotta.
L’azienda ha già avviato la procedura di mobilità per 118 operai. Quindi stando alle “ norme di legge”, può procedere con i licenziamenti. Dopodichè, potrà fare lo stesso se e quando lo vorrà con i restanti 162 operai! Questo è ciò che sta dicendo il sindacato, dello “sgomento”!
In ogni fabbrica gli operai devono decidersi a fare i conti con questo sindacalismo!
Saluti operai
Allego da, La Prealpina 7 settembre 2016
«Sgomenti, così si vuole la rottura»
Mascioni spa – Le parole di Ernesto Raffaele, della Filctem Cgil. In ballo ci sono 118 posti di lavoro
Mascioni S.p.A.: rotto il tavolo delle trattative. Nessun accordo verbalizzato tra le parti sociali al termine dell’incontro di ieri mattina nella sede Univa: sempre più a rischio 118 posti di lavoro. L’azienda, attraverso un comunicato stampa, aveva anticipato l’esito dell’assemblea dei lavoratori, che aveva rigettato la proposta della società, lunedì prima che le organizzazioni sindacali comunicassero ufficialmente tale decisione.
«Siamo sgomenti di fronte a questa comunicazione in seno alla trattativa attraverso i media – commenta Ernesto Raffaele, della Filctem Cgil, parlando anche a nome dei colleghi Pietro Apadula, della Femca Cisl dei Laghi, Antonio Parisi segretario provinciale della Uiltec Uil e delle Rsu – anticipare una decisione non ufficiale prima di un incontro sembrerebbe mostrare la volontà da parte dell’azienda di rompere il tavolo a prescindere».
In ballo ci sono 118 posti di lavoro: erano 145 quelli individuati inizialmente; 27 lavoratori hanno accettato gli incentivi messi sul tavolo dalla Mascioni S.p.A per lasciare il proprio posto di lavoro. «L’assemblea dei lavoratori – aggiunge Raffaele – ha respinto all’unanimità la proposta della società. Giudicando insufficienti gli incentivi proposti. E giudicando insufficiente anche la “limatura” del numero di esuberi, parliamo di 10, 12 lavoratori, alla quale la Mascioni si è resa disponibile».
Il focus sulla nota.
Raffaele precisa anche un passaggio della nota divulgata dalla società. «Nella nota si parla della proposta delle Rsu di sospendere per un triennio l’erogazione di alcuni elementi retributivi previsti dalla contrattazione collettiva – spiega il sindacalista – Proposta che, è sempre stato dichiarato, doveva essere vagliata dall’assemblea dei lavoratori che l’ha bocciata in larga parte. Aggiungiamo che è la società a dichiarare troppo costosi gli ammortizzatori sociali e a non lasciare spazio ad alcuna trattativa in tal senso». Le organizzazione sottolineano come «le decisioni prese dalla società vanno ad infierire su una zona già economicamente in difficoltà. Non esistono grandi realtà produttive qui entro le quali i lavoratori possano ricollocarsi – aggiunge Raffaele – Non è che i lavoratori non abbiano in ogni modo cercato di ricollocarsi, è che non ci sono opportunità». E adesso 118 lavoratori sono a rischio. I prossimi passi saranno il 13 settembre con un nuovo incontro tra le parti sociali su tavolo provinciale. Quindi qualora non venga raggiunto un accordo, si passerà al tavolo regionale. Se fallisse «le parti sarebbero libere di agire», spiega Raffaele. In questo caso l’azienda sarebbe libera di procedere con i licenziamenti. «E le organizzazioni sindacali – conclude Raffaele – sarebbero libere di mettere in campo tutte le forma di tutela per i lavoratori. Affinchè ogni procedura venga seguita a norma di legge». Settimana prossima, dunque, nuovo incontro. I lavoratori hanno detto chiaramente che le soluzioni proposte dall’azienda sono insufficienti. In particolare, come si diceva, a fronte dell’assoluta difficoltà di una ricollocazione sul breve periodo con famiglie da mantenere e mutui da pagare. L’azienda non ha del resto mostrato volontà di andare oltre quanto proposto sinora. Per la Valcuvia le ombre sono estremamente scure. Si prospetta un autunno estremamente difficile sotto il profilo occupazionale.
Allego da, La Prealpina.it 7 settembre 2016
Qualcuno già parla di una Valle di lacrime per il futuro economico dell’area intorno a Cuvio. Forse il paragone non è esagerato rispetto a quanto si prospetta, nei prossimi mesi, per i dipendenti della Mascioni Spa.
Ora sono 280 ma è molto probabile che tra circa un mese saranno 118 in meno. Il numero è quello degli esuberi annunciati prima dell’estate dagli spagnoli del fondo Phi e per i quali è già stata aperta una procedura di mobilità.
Due mesi di trattativa, tutta in salita, non sono bastati per arrivare a un accordo con le organizzazioni sindacali che potesse scongiurare i licenziamenti.
La mattina di martedì 6 settembre è avvenuto l’ultimo tentativo, nella sede dell’Unione Industriali della provincia di Varese.
Top management e rappresentanti dei lavoratori si sono ritrovati ancora una volta faccia a faccia, ma nessun verbale di intesa è stato firmato. Le posizioni restano ancora troppo distanti.
Sarà a questo punto il livello regionale a cercare una mediazione. In caso negativo, scatteranno i licenziamenti.
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