da rassegna.it
“È la prima volta, da circa 40 anni, che si realizza uno sciopero generale unitario sulle questioni della sicurezza sul lavoro. Siamo arrivati a questa decisione perché ormai la situazione non è più sopportabile”. È con queste parole che Maurizio Marcelli, responsabile dell’Ufficio Salute, ambiente e sicurezza della Fiom Cgil nazionale, commenta lo stop di un’ora (accompagnato da assemblee in tutti i luoghi di lavoro) che si tiene oggi (mercoledì 21 settembre) in tutta Italia. Un’astensione decisa da Fim, Fiom e Uilm per protestare contro le morti di giovedì 15 settembre in un’azienda di logistica di Piacenza e di sabato 17 all’Ilva di Taranto e all’Atac di Roma.
Dall’inizio di gennaio sono già 500 le vittime del lavoro. “Una gran parte sono del settore manifatturiero, con questa tragica ‘cadenza’ potremmo arrivare alla fine dell’anno addirittura a mille morti” continua Marcelli: “Si registra dunque un incremento rispetto agli anni passati, e questo è inaccettabile”. Per il responsabile Fiom questi eventi “non sono frutto di fatalità, bensì del mancato rispetto delle procedure di sicurezza e delle pressioni che le imprese operano sui dipendenti. La vita di un lavoratore non è una variabile dipendente dalla produzione o dalla redditività dell’azienda, ma è un valore assoluto”.
Le responsabilità non ricadono solo sulle aziende, ma anche sul governo. “I continui tagli di risorse che ogni anno si abbattono sulle Regioni stanno provocando un arretramento del sistema di prevenzione” spiega Marcelli: “I servizi di prevenzione e le Asl non fanno più controlli, gli ispettori del lavoro sono sempre di meno, e ovviamente non si fanno più nuove assunzioni. Il risultato? Con gli attuali organici, abbiamo calcolato che un’azienda può ricevere un controllo a sorpresa una volta ogni 25 anni”.
Una situazione che, se la tendenza non verrà invertita, non potrà che peggiorare. Ma la tendenza, invece, sembra essere confermata: “Basti pensare che il presidente della Commissione Lavoro del Senato Maurizio Sacconi ha presentato una proposta che non solo cancella il Testo unico sulla sicurezza (decreto 81/2008), ma si fonda sui ‘buoni comportamenti’ dei lavoratori e non, come invece dovrebbe essere, sui comportamenti corretti delle imprese. Una proposta che, è bene ricordarlo, finora ha trovato il sostegno del governo”.
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