Continua a salire la tensione fra Ankara e Baghdad, a seguito dell’annuncio di Recep Tayyip Erdogan della partecipazione dell’esercito turco alla liberazione di Mosul, roccaforte dell’Isis in Iraq. Da diversi mesi l’esercito regolare iracheno, i miliziani sunniti, sciit, i peshmerga curdi, i soldati iraniani, sono fermi intorno a Mosul, un tempo seconda città del Paese, multiconfessionale e multietnica, ma a maggioranza sunnita. Ora alle bande armate al serrvizio dei massacratori USA, si aggiungono i soldatoi Turchi, che si sono appena accordati con i Russi per liquidare le milizie curde. L’offensiva finale tarda a cominciare a causa delle tensioni nel fronte dei ‘liberatori’: i conflitti che potrebbero scoppiare, senza un accordo tra le diverse forze, in merito alla spartizione e all’amministrazione del territorio. In aggiunta, le organizzazioni umanitarie prevedono che un milione di abitanti della città potrebbero essere costretti a fuggire a causa dei combattimenti.
Per la liberazione di Mosul si prepara una strage peggiore di quella di Aleppo in Siria
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