operai licenziati in tutti i settori sono ormai frequenti e ovunque. Sembra che, per chi non ne è coinvolto direttamente o con i propri parenti e amici, sia solo una brutta notizia da leggere in fretta, fare gli scongiuri e cambiare tema. Questo purtroppo è quella che sembra (?) essere un arida realtà. Anche dove gli operai vengono colpiti pesantemente con tanti licenziamenti collettivi, come i 140 dell’Iveco di Brescia, tiene banco un sindacalismo che anziché opporsi con la lotta, accetta supinamente il piano di ristrutturazione del padrone: 850 esuberi su 2mila operai, da allontanare con 140 licenziamenti collettivi, presentati come “mobilità su base volontaria”. Poi ci sono i trasferimenti, più gli incentivi all’esodo sia per chi si licenzia, sia per mandare a casa anzitempo i pensionandi. Ad ogni lavoratore che accede “all’incentivo all’esodo”, l’azienda farà firmare un “verbale di conciliazione individuale”, per presentare il licenziamento come se fosse “volontario”. Altri lavoratori sono in contratto di solidarietà fino a primavera.
Se nelle fabbriche e nei posti di lavoro, gli operai non si danno una mossa, da dove può iniziare un percorso che arrivi a contrastare questa spirale senza fondo? Oppure c’è un’altra strada?
Saluti da Ghedi
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