a mio parere è ora di finirla con i proclami. Frasi come: ” assalto alla libertà “, “costruiamo il potere operaio”, ” al manganello dei padroni rispondiamo uniti”, ecc non servono a niente. La guerra contro i padroni deve essere organizzata bene. Gli operai hanno la necessità di organizzare il loro partito per condurre la guerra. Tempo addietro ho avuto la possibilità di leggere l’esperienza degli operai dell’INNSE, forse è ora di riprenderla. Spesso riportate notizie sugli operai Turchi che mi sembrano importanti. Il problema a mio parere è il seguente: come organizzarsi per combattere la guerra contro i padroni. Non bastano più le sole denunce. Gli operai devono imparare a fare la guerra ai padroni e al loro stato. Questa non è solo una guerra tra “ricchi e poveri” è una guerra tra due classi: gli operai e i borghesi. La guerra degli operai è per l’eliminazione del lavoro-salariato e quindi necessariamente la guerra per eliminare lo stato borghese e imporre la dittatura degli operai.
Scrivo queste parole sperando che si apra un confronto tra gli operai per la costruzione della loro organizzazione
Un operaio di Torino
A
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1 Comment
campagnadiprimavera
Posted Novembre 11, 2016 at 2:24 PM
Giusto, anche le virgole, e cominciamo col rispedire a casa i parolai di sinistra (democratici o radicali) che tanto più che imbrattare fogli e muri (oltre a prenderle da fasci e polizia) non sanno fare. Costruiamo il partito e garantiamone la sua impermeabilità ad ogni tipo di attacco padronale, così da scongiurare “ritirate strategiche” quando il gioco si farà bollente. La democrazia finanziaria non sarà mai la nostra democrazia.
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Giusto, anche le virgole, e cominciamo col rispedire a casa i parolai di sinistra (democratici o radicali) che tanto più che imbrattare fogli e muri (oltre a prenderle da fasci e polizia) non sanno fare. Costruiamo il partito e garantiamone la sua impermeabilità ad ogni tipo di attacco padronale, così da scongiurare “ritirate strategiche” quando il gioco si farà bollente. La democrazia finanziaria non sarà mai la nostra democrazia.