Il mercato italiano dell’auto riparte (+9,7%). Segna ad ottobre un primato in termini di crescita rispetto agli altri grandi produttori europei come Regno Unito (+1,4%), Germania (-5,6%) e Francia (-4%), con un andamento medio mensile a livello Ue che evidenzia un rallentamento dello 0,02%, il secondo degli ultimi tre anni, che non inficia la tendenza positiva da inizio anno (+7,2%), ma potrebbe essere un piccolo campanello d’allarme. Del resto non è tutto oro quel che luccica neanche nella Penisola visto che la ripresa delle quattro ruote italiane non è affatto trainata da un aumento dei consumi. E’ piuttosto dopata dalle agevolazioni concesse dal governo per il 2016 e destinate ad assottigliarsi nel prossimo anno.Lo sanno bene i costruttori che, lungi dal festeggiare la crescita sui dieci mesi (+16,7%), sono già preoccupati del futuro. Il campanello d’allarme lo aveva fatto suonare qualche tempo fa Gianluca Italia, responsabile FCA – Fiat Chrysler del mercato domestico, andando dritto al punto: “Le vendite alle famiglie stanno calando”, perché non aumenta il loro potere d’acquisto. Dopo un’impennata del 30% nel primo semestre la crescita si è infatti dimezzata, per poi raggiungere lo zero. Anche il dato di ottobre, l’ultimo disponibile, è in diminuzione. Che seppur leggera denota comunque un’inversione di tendenza: solo 6 auto su 10 sono state vendute a privati, mentre gli anni del boom ci avevano abituato a percentuali bulgare.Di qui la preoccupazione degli addetti ai lavori. Non a caso il presidente di Federauto, Filippo Pavan Bernacchi, ha ricordato che, in un clima di calo di fiducia, le “promozioni e il fondamentale superammortamento diventano decisivi per sostenere un mercato che solo di Iva lo scorso mese ha reso quasi 650 milioni di euro nelle casse dello Stato”. Per i costruttori è insomma difficile, se non impossibile, immaginare di replicare in futuro le buone performance italiane senza politiche di sconto sui listini ufficiali, nonché promozioni e agevolazioni varie. Tutti sono coscienti che il trend positivo è “camuffato” dal superammortamento del 140% sulle auto aziendali che ha compensato il declino dei privati contribuendo allo svecchiamento del parco auto nazionale, ma che almeno in parte terminerà a fine anno. “Abbiamo un chiaro segnale dai dati europei e dal nostro mercato – ha dichiarato Romano Valente, direttore generale Unrae, associazione che raccoglie i costruttori esteri: – le politiche fiscali funzionano quando sono strutturali e per questo l’Italia sta vivendo un momento più florido per le auto a società grazie al superammortamento, pur rimanendo indietro rispetto alle politiche fiscali degli altri quattro mercati maggiori”.
Il problema è però che nella manovra del 2017 il superammortamento verrà confermato solo per i beni strumentali. Che limitando l’analisi alla mobilità significa veicoli industriali e commerciali, noleggi, taxi e vetture utilizzate effettivamente dalle aziende. Non quelle assegnate in uso promiscuo ai dipendenti, quelle delle ditte individuali e dei professionisti con partita Iva: comparto che dimostrava invece una certa vivacità. Ed è per questo che, ad esempio, il presidente dell’Unrae Massimo Nordio si aspetta ” un aumento della domanda nella parte finale dell’anno, con un prevedibile calo sui primi mesi del 2017″.
A meno che, naturalmente, il governo non decida di tornare sui suoi passi confermando interamente le agevolazioni del 2016 anche per il prossimo anno. Per Valente sarebbe infatti opportuno “riconsiderare il provvedimento ed evitare di innescare una improduttiva anticipazione della domanda sul finire del 2016, con rimbalzo negativo sul 2017″. Ed evitare così che il mercato italiano dell’auto, in parte già alterato anche dalla pratica delle “km zero”, si sveli con tutte le sue debolezze.
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