Caro Operai Contro,
il coro degli osservatori ricorda che l’uso dei voucher per operai e muratori è improprio. Ma non commentano sul fatto che i padroni “trasgressori”, dell’improprio possano farne uso ed abuso, approfittano delle condizione di bisogno degli operai. Lo sfruttamento selvaggio degli operai, va di pari passo con la truffa alle leggi dello Stato. I voucher all’occorrenza danno una parvenza di legalità al lavoro nero e illegale, che invece secondo il governo dei padroni, avrebbero dovuto debellare.
Saluti da Vimercate
Articolo dal Giorno della Martesana
Milano, 11 gennaio 2017 – N. C., Non classificato. Poco meno della metà dei voucher venduti nei primi sei mesi dello scorso anno in provincia di Milano è finito nel canale non classificato. Ossia ha pagato mansioni che non fanno parte di quelle che, per legge, i voucher avrebbero dovuto far emergere dal nero. «Sono stati usati in manifattura ed edilizia», taglia corto Antonio Verona, responsabile del settore lavoro alla Camera del lavoro di Milano. Tra gennaio e giugno 2016, il 40% delle prestazioni dei 130mila lavoratori del Milanese pagati in voucher appartengono a manifattura e costruzioni. Con i voucher si pagano gli operai dell’industria o i manovali della filiera del mattone. «Per i settori in cui l’uso dei voucher rientra nello standard – prosegue Verona – ossia agricoltura, servizi, commercio, lavori domestici, giardinaggio o manifestazioni sportive, l’uso è ridotto o marginale».
Prendiamo le pulizie in casa. «I voucher attivati in questo caso pesano il 5%, il resto sono contratti tradizionali», precisa Verona. Nell’agricoltura lombarda nei primi sei mesi dello scorso anno i voucher pesano lo 0,7% dei pagamenti. «Il nero è rimasto nero», sentenzia Verona. I voucher sono stati usati nell’ordine del 9% nello sport, del 4% nel giardinaggio e del 18% sia nell’ambito dei servizi, sia in quello del commercio. La categoria più estesa, insomma, è quella che non ci dovrebbe essere: il non classificato. «Parliamo di forme di lavoro subordinato sostituite dai voucher», attacca Verona. È un bilancio parziale, quello che finora si può trarre dai dati Inps, visto che l’istituto di previdenza comunicherà nelle prossime settimane l’andamento dei voucher ma in Italia. Tuttavia la risposta in parte già si conosce: aumentano a vista d’occhio. Nel 2015 in Lombardia sono stati contati 300mila lavoratori pagati a voucher, per un controvalore di oltre 21 milioni di tagliandi, per l’anno scorso si attendono centomila persone in più.
I dati dell’ultimo Osservatorio sul precariato dell’Inps segnalano che tra gennaio e ottobre del 2016 in Lombardia sono stati venduti 22 milioni 419.420 voucher, contro i 16 milioni 418.218 del 2015 e gli oltre nove milioni del 2014. L’anno scorso, quindi, la regione ha segnato un balzo in avanti del 36% rispetto all’anno prima e del 79% rispetto a quello ancora precedente. «Ci aspettavamo un record di voucher nel 2015 per via dell’Expo di Milano, ma il 2015 è riuscito a superare il 2016», è la constatazione di Verona. La Camera del lavoro ha evidenziato che, ad esempio, a Milano nel 2015 l’occupazione è aumentata di 83.322 unità rispetto al 2014. A dispetto del reddito, però, che è diminuito di 500 euro. Perché? «Circa 43mila posizioni sono passate da full time a part time – spiega Verona -. E altri 40mila sono voucher». Claudio Negro, della Fondazione Anna Kuliscioff di Milano, esclude però che i voucher invadano il lavoro subordinato.
«La media dei voucher effettivamente riscossi dai lavoratori è nel 2015 di 63 pro capite, ed è una media costante negli ultimi anni: aumenta la platea dei percettori di voucher, ma non il numero di voucher che ciascuno percepisce – ha scritto nella newsletter della fondazione -. In sostanza il voucher neppure lontanamente si avvicina a sostituire la retribuzione da lavoro dipendente», ma «ha un certo rilievo come fonte di reddito accessorio per pensionati e dipendenti con rapporti di lavoro parziali e discontinui. Ha poi una funzione, anche se non rilevantissima, di periodo di prova funzionale all’assunzione. Ha sicuramente fatto emergere «lavoretti» che prima venivano retribuiti in modo informale; è possibile che venga utilizzato per fornire un alibi legale a situazioni di lavoro nero».
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