Prosegue la commedia del Dieselgate. oltre ai servi tedeschi e italiani entrano in scena i servi della UE. I padroni se la ridono. Sanno bene che la concorrenza si combatte con tutte le armi prima di arrivare alla guerra con le armi. Per ora operai tedeschi e italiani vengono sfruttati da padroni tedeschi e italiani. Domani armati di baionette, saranno lanciati nella guerra per difendere i profitti dei padroni tedeschi e italiani.
UN OPERAIO
CRONACA: LE TAPPE DELLA GUERRA TRA BERLINO E ROMA
Le prime accuse a Fca, infatti, erano arrivate quasi un anno fa, lo scorso febbraio dall’associazione ambientalista tedesca Deutsche Umwelthilfe, che in seguito a una serie di prove condotte in collaborazione con l’università di Berna sosteneva di avere riscontrato anomalie sulla Fiat 500X, che nel corso delle prove avrebbe superato i limiti di NOx da 11 a 22 volte nelle prove a caldo, in condizioni dunque diverse da quelle del test di omologazione europeo e più simili a quelle di guida reali su strada. Deutsche Umwelthilfe parlava di “chiara presenza di defeat devices”. Cuore del contendere la riduzione del controllo delle emissioni dopo 22 minuti. Il ministero tedesco aveva convocato per il 19 maggio i rappresentanti di Fca, che però non si erano presentati. E a difesa della casa automobilistica era sceso in campo il ministro dei Trasporti Graziano Delrio che aveva garantito “piena collaborazione” precisando che “il confronto sulle emissioni dei veicoli Fca deve avvenire tramite le due autorità di omologazione nazionali”.
Qualche giorno dopo, il 7 giugno, il ministro Graziano Delrio, in riferimento a una serie di test condotti in Italia su sette modelli di Fca, tra cui non c’era il modello identico a quello messo sotto accusa dai tedeschi, anticipa i risultati del report che verrà concluso solo a fine luglio, escludendo l’utilizzo di defeat devices sulle vetture testate. I sospetti sull’utilizzo di defeat devices non riguardano più solo i motori diesel montati su modelli di Fiat 500 X, ma anche su Doblò e Jeep Renegade. Intanto anche la commissione Emis si occupa della faccenda. A ottobre vengono chiamati in audizione a rispondere delle accuse tedesche sia il dirigente del ministero Antonio Erario, che il responsabile tecnologico di Fca Harald Wester. Entrambi ribadiscono quella che è sempre stata la linea: nessun sistema di controllo emissioni viene disattivato dopo 22 minuti, ma solo “modulato”. E il tutto serve a proteggere il motore da guasti. Altrimenti, ha sostenuto qualche giorno giorni fa Erario, il motore rischia di spegnersi all’improvviso.
Ieri la penultima puntata di questa diatriba. Berlino ha accusato Roma di essere consapevoli “da mesi” delle presunte “anomalie di Fca”. Il ministro Dobrindt alla Bild am Sonntag aveva detto: “Da mesi le autorità italiane sapevano che secondo l’opinione dei nostri esperti Fca usava dispositivi di spegnimento illegali“. La risposta italiana è arrivata per bocca del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda: “Berlino, se si occupa di Volkswagen, non fa un soldo di danno”.
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