intervento di Michela Ruffa all’assemblea dei metalmeccanici del sindacatoaltracosa a Firenze
Mi chiamo Michela Ruffa e vengo dalla Continental di Pisa, multinazionale tedesca di circa 1000 dipendenti.
Alla Continental abbiamo ottenuto il 72.4% di NO, una delle percentuali più alte a livello nazionale, con una affluenza pari al 65%.
E’ stato tutto merito nostro? Un referendum sul CCNL, non essendo una “questione di fabbrica”, permette ai lavoratori di sentirsi più liberi di esprimersi ma sicuramente se oggi i lavoratori contestano la politica sindacale delle segreterie il merito è tutto nostro perché in questi anni abbiamo fatto vedere che un altro modo di far sindacato è possibile.
Stiamo parlando infatti di un’azienda in cui è presente solo la FIOM con 12 delegati su 12 e in cui i lavoratori fino a sei anni fa stendevano il tappeto rosso al passaggio del Segretario, oggi lo contestano in assemblea.
E’ una fabbrica in cui la FIOM ha sempre dato ai lavoratori una sola versione, la sua! I lavoratori hanno sempre dato il proprio consenso alla FIOM anche quando sono stati siglati accordi per turnazioni sempre più alte, fino a concedere il sabato e la domenica col “ciclo continuo”. L’azienda ha sempre chiesto e la FIOM ha sempre fatto in modo di trovare una soluzione per l’azienda.
E dopo il ciclo continuo, nonostante l’azienda avesse già a disposizione tutti i tipi di turnazione, ha continuato a chiedere, sempre di più. Oltre ai sabati e alle domeniche e la riduzione di orario fatta tutta coi nostri PAR, ha chiesto ancora più flessibilità, ha aumentato i carichi di lavoro sui reparti, ha cominciato a chiedere la riduzione delle pause, ha chiesto ed applicato CdS ad hoc per scaricare i costi sulle casse dell’INPS. Ha preteso PAR e ferie a sua completa discrezione. Ha tentato di instaurare un clima di intimidazione con provvedimenti a tappeto di fronte ad errori inevitabili dovuti all’aumento dei ritmi di lavoro. L’azienda ha sempre trovato una Segreteria ed una maggioranza RSU sempre disponibili ad assecondala e a trattare scambiando qualcosa per qualcos’altro.
E’ dal 2011 che in Continental abbiamo aperto gli occhi e abbiamo cominciato a costruire azioni di contrasto alle pretese dell’azienda e da allora abbiamo incontrato l’ostacolo forte non tanto dell’azienda quanto soprattutto della RSU di maggioranza e della Segreteria FIOM.
Siamo partite in poche, tre sole donne, e continuiamo ed essere in pochi, ma la nostra azione è costante e si fa sentire quotidianamente.
Alle assemblee inizialmente era quasi impossibile dire la nostra, tra offese, interruzioni da parte della Segreteria e del resto della RSU che cercava di far passare il nostro punto di vista come vaneggiamento senza supporto sindacale, assurdo nel contesto di crisi in cui ci troviamo.
Il messaggio che voglio far passare oggi qui è che la nostra attività sarebbe andata a finire se ad un certo punto non avessimo incontrato i compagni della Piaggio. Abbiamo notato che i nostri problemi erano gli stessi che avevano nella loro fabbrica. Abbiamo quindi cominciato a denunciarli insieme e pian piano abbiamo costruito un fronte comune e visibile ai lavoratori.
Abbiamo volantinato e scritto documenti coi compagni dalla Piaggio facendo vedere ai lavoratori che il nostro non era solo il punto di vista di un paio di delegate ma quello di tanti altri e soprattutto era completamente alternativo rispetto a quello a cui erano abituati. Il nostro era ed è il punto di vista di chi crede che i diritti non si scambiano con altri diritti ma si difendono, se ne pretende il rispetto e si rivendica indipendentemente dal contesto. Abbiamo portato le questioni di fabbrica ai direttivi presentando Ordini del Giorno firmati da tutti. Ce li hanno bocciati e noi abbiamo fatto vedere questo ai lavoratori.
Non ci chiamano più alle riunioni ed hanno costruito una Delegazione Trattante scegliendo i suoi membri in modo da escluderci dalle informazioni, dalle discussioni. Tentano di boicottarci gli scioperi, levano i nostri comunicati dalla bacheca sindacale, hanno provato ad isolarci ma siamo diventati più forti ed ora alle assemblee anche noi parliamo, non perché gli altri ce lo permettano ma perché sono i lavoratori che vogliono sentirci parlare!
La differenza fondamentale tra noi e loro è che noi non ci sentiamo rappresentativi perché ci sediamo ad un tavolo ma perché i lavoratori vogliono sentire la nostra opinione e questo è quello che conta perché i lavoratori possano decidere.
Siamo ancora in pochi e non riusciamo sicuramente a portare avanti rivendicazioni e piattaforme ma riusciamo ad impedire giornalmente alla maggioranza di stringere accordi al ribasso con l’azienda.
Oggi dobbiamo fare i conti col nuovo CCNL che ridà tutto in mano alle aziende. Noi però non possiamo permetterci di retrocedere. Quel 72.4% ci dice che dobbiamo andare avanti. Abbiamo tutti i problemi davanti a noi e tra questi nell’immediato:
la pretesa di maggior flessibilità.
un integrativo aziendale e un premio fermi al 2005
nuove elezioni RSU a giugno…..cosa vorrà farci firmare il Segretario Generale per assicurarsi che non faremo opposizione e nel caso contrario buttarci fuori?
Ben venga se ci butteranno fuori perché abbiamo cercato di restituire diritti ai lavoratori. Credo però che avranno dei grossi problemi se faranno questo.
In ogni caso qui dobbiamo decidere come intendiamo porci col nuovo Contratto Nazionale nelle nostre fabbriche e per permettere, ad esempio, che in Continental continui a vivere quel 72.4%: CHI SARA’ AL NOSTRO FIANCO OLTRE A PIAGGIO?
La situazione non è facile ma un clima di rassegnazione sarebbe sbagliato.
Mi convince molto ed intendo rilanciare la proposta di Massimo Cappellini della Piaggio di rivederci con cadenza fissa, ad esempio ogni due/tre mesi. Questa proposta, oltre al fatto di permetterci di continuare il lavoro iniziato e di scambiarci continuamente le esperienze, va proprio nella direzione che secondo me serve: diventare un SOGGETTO VISIBILE.
Devono aver chiaro che dovranno fare i conti con tutti noi. Solo così il nostro punto di vista e le nostre rivendicazioni potranno avere forza soprattutto dove non siamo molto rappresentativi e dove stiamo ancora crescendo.
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